“Ho avuto almeno mille donne, e con una l’ho fatto in panchina dopo l’allenamento”: l’ex Roma si confessa I Donna, alcol, night a tutta forza

Illustrazione della bandiera della Roma (Pixabay FOTO) - goalist.it
Ha avuto una vita intensa, e non solo dal punto di vista sportivo. Non si è fatto mancare niente, e in qualsiasi momento.
Nel calcio, come in tanti altri mondi pieni di soldi e riflettori, c’è sempre stato quel lato un po’ più… notturno. Parliamo di calciatori attratti da donne, alcol e locali, roba che a volte fa più notizia delle partite stesse. E non sempre finisce bene.
Alcuni diventano famosi proprio per le loro “notti brave”. Cassano, ad esempio, parlava apertamente delle sue avventure, tra dolci e donne portate in albergo. Ronaldinho? Più che un calciatore, sembrava una rockstar: tra samba e feste, sembrava non dormisse mai.
C’è chi riesce a gestirla e a rendere comunque sul campo. Ma tanti, troppi, si perdono. La testa va da una parte, le gambe dall’altra, e la carriera si spegne piano piano. Talento sprecato, come si dice spesso.
Alla fine il problema è che in campo non bastano i piedi buoni. Servono anche equilibrio e disciplina, che sembrano noiosi ma ti salvano la carriera.
Arrivato come star, uscito da meteora
C’è stato un momento, alla fine degli anni ’80, in cui la Roma pensava di aver fatto il colpaccio: si chiama Renato Portaluppi, ma in Brasile lo chiamano tutti Renato Gaúcho. Un attaccante col fisico, il dribbling, la faccia da duro. Uno che in patria aveva già fatto parlare parecchio di sé, e non solo per come giocava. Quando è sbarcato nella Capitale, l’entusiasmo era alto. Forse pure troppo.
Il problema? Renato, più che per le sue giocate, è diventato famoso per le sue nottate. Amava la vita notturna quasi quanto il pallone. Discoteche, locali alla moda, serate infinite: a Roma, insomma, ha fatto più notizia per i flash dei paparazzi che per i gol.
L’idolo che non è mai sbocciato
Oltre ai risultati mancati in campo, Renato ha contribuito da solo a gonfiare il mito del personaggio più che del giocatore. E anche i tifosi, che all’inizio lo avevano accolto a braccia aperte, hanno cominciato a storcere il naso, ma il rapporto ormai sembrava già incrinato.
Dopo appena un anno, senza aver lasciato grandi tracce se non qualche titolo di giornale, Renato ha salutato tutti e se n’è tornato in Brasile. Lì ha continuato a giocare, con alti e bassi, ma senza più il peso di dover dimostrare qualcosa in Europa. Aveva le potenzialità per lasciare il segno (a livello sportivo).