“A me toglievano il Grande Slam”: una RUSPA su Sinner, batosta senza precedenti I “Penso a Sharapova”

Un Sinner sorridente (LaPresse FOTO) - goalist.it

Un Sinner sorridente (LaPresse FOTO) - goalist.it

Sinner si trova ancora sotto accusa, e non solo da parte della stampa. La situazione sembra insostenibile, ma cosa sta accadendo?

Le squalifiche per doping nel tennis non sono tutte uguali: dipende da cosa è stato trovato, da quanto, e soprattutto dal contesto. Se un giocatore risulta positivo, si parte con un’indagine che cerca di capire se è stato un uso intenzionale oppure no. E questo cambia tutto.

Ci sono casi in cui si parla di 2 anni di stop, ma se si dimostra che la sostanza è finita nel corpo per errore o contaminazione, la pena può scendere anche a pochi mesi. Al contrario, se viene fuori che il giocatore ha cercato di nascondere o mentire, la squalifica può arrivare anche a 4 anni, se non di più.

Contano molto anche la collaborazione e l’atteggiamento dell’atleta. Uno che si assume le responsabilità, spiega tutto, collabora… viene trattato diversamente rispetto a chi fa muro. Ah, e non dimentichiamoci dei controlli fuori competizione: se salti un test o dai informazioni false sulla tua reperibilità, anche lì scatta la squalifica.

Insomma, non è una cosa automatica: ogni caso è un mondo a sé. Ma la linea è chiara: il tennis vuole essere pulito, e chi bara, volontariamente o no, rischia grosso.

Quando si parla di doping…

Nel tennis, come in tanti altri sport, le questioni legate al doping sono sempre un campo minato. Ci sono regole chiare, certo, ma poi ogni caso fa storia a sé. Dipende dalla sostanza trovata, da come ci è finita nel corpo dell’atleta, da quanto lui o lei riesce a spiegare e dimostrare. E, diciamocelo, a volte anche da chi è l’atleta. Perché, volenti o no, le reazioni cambiano.

La verità è che ci sono sospensioni brevi, altre lunghissime, e il confine non è sempre netto. In teoria dovrebbe valere la regola: “colpa grave, pena pesante”, ma in pratica… beh, non sempre funziona così. E quando c’è di mezzo un nome famoso, le polemiche non mancano mai.

Sinner durante un allenamento (Wikipedia si.robi)
Sinner durante un allenamento (Wikipedia si.robi FOTO) – goalist.it

Un’accusa pesante

Prendiamo l’esempio di Jannik Sinner. Positivo al clostebol, una sostanza vietata, si è beccato tre mesi di stop. La sua versione dei fatti? Contaminazione accidentale. Il problema è che questa decisione ha fatto storcere parecchi nasi. Tipo quello di Serena Williams, che in un’intervista al The Time non l’ha presa per niente bene. Ha detto che, se fosse accaduta la stessa cosa a lei, le avrebbero dato tanti anni e tolto tutti i trofei.

E forse, un po’, ha ragione. Ha anche ricordato il caso Sharapova, squalificata per 15 mesi nel 2016 per un’infrazione che pure lì sembrava non intenzionale. Insomma, secondo Serena le regole non sono sempre applicate con la stessa misura.