PALLONE D’ORO a Parametro zero: il colpaccio del Milan è tutto tranne un extraterrestre

La bandiera del Milan (Pixabay)

La bandiera del Milan (Pixabay FOTO) - goalist.it

Il suo arrivo ha entusiasmato tantissimi tifosi e addetti ai lavori, eppure il “matrimonio” non avrà un lieto fine.

Quando un Pallone d’Oro cambia squadra, l’entusiasmo schizza subito alle stelle. Tifosi in delirio, magliette che vanno a ruba, social impazziti. È un po’ come se la squadra avesse vinto qualcosa ancora prima di iniziare.

C’è sempre quell’aspettativa enorme: tutti pensano che quel campione risolverà ogni problema, come se bastasse lui da solo a far vincere tutto. A volte funziona davvero, altre invece no, e allora partono critiche e delusioni a raffica.

Non è semplice per un fuoriclasse reggere tutta quella pressione, specie se arriva in un ambiente nuovo, magari in un campionato diverso o in una squadra che non è proprio al top.

Alla fine, ogni trasferimento di un Pallone d’Oro è una scommessa: può diventare una favola bellissima o trasformarsi in una storia complicata. Dipende da mille fattori, non solo dal talento.

Una promessa…perenne

Quando un Pallone d’Oro arriva in una nuova squadra, l’aria si riempie subito di sogni e aspettative. I tifosi già immaginano magie in campo, gol impossibili e coppe sollevate al cielo. L’idea è sempre quella: “con lui, adesso vinciamo tutto”. È una specie di magia che si accende all’improvviso, come quando da piccoli aspettavi Babbo Natale con quell’entusiasmo che ti faceva credere in tutto.

Però la realtà, si sa, spesso è meno romantica. Non basta essere fenomeni per entrare in una nuova squadra e dominare da subito. Cambiano i compagni, cambiano gli schemi, cambia proprio il modo di vivere il calcio. E anche il Pallone d’Oro, con tutta la sua bravura, può ritrovarsi a faticare più del previsto. Non sempre le cose vanno come nei film, insomma. E Rivaldo lo sa!

Rivaldo assieme ad Ancelotti nel 2003 (LaPresse FOTO) - goalist.it
Rivaldo assieme ad Ancelotti nel 2003 (LaPresse FOTO) – goalist.it

Cos’è successo?

Un esempio perfetto di questa storia è quello di Rivaldo. Dopo aver vinto il Pallone d’Oro nel 1999 e il Mondiale con il Brasile nel 2002, il Milan se lo porta a casa in quell’estate caldissima. I rossoneri e i tifosi erano gasatissimi, immaginavano già giocate da Playstation. E invece… non andò esattamente così.

Rivaldo faticò parecchio ad adattarsi: il calcio italiano era duro, tosto, e non proprio adatto al suo modo di giocare elegante e un po’ anarchico. Fece comunque 22 presenze in Serie A e segnò 5 gol, e riuscì pure a mettere la sua firma nella vittoria della Champions League e della Coppa Italia nella stagione 2002-2003. Ma l’arrivo di Kakà fu la batosta finale…