“Tutti lavorano e il calcio si ferma: servilismo assurdo”: Cruciani a gamba tesa sullo stop al calcio I “Questo è business”

Cruciani durante una partita (LaPresse FOTO) - goalist.it
Cruciani è stato molto duro, scagliandosi contro questa decisione e contro lo sport in generale. Si tratta solo di business?
Capita spesso di sentire paragoni tra calciatori e lavoratori comuni, soprattutto quando si parla di stipendi. Da una parte c’è chi si sveglia all’alba, magari fa turni massacranti, e a fine mese porta a casa uno stipendio appena sufficiente. Dall’altra parte ci sono calciatori che guadagnano milioni all’anno solo per tirare calci a un pallone.
La verità, però, è che il mondo del calcio è una bolla tutta sua. I grandi campioni attirano sponsor, pubblico, vendite di magliette… È un sistema che muove miliardi, e per questo gli stipendi sono così spropositati rispetto alla media. Anche se, ammettiamolo, fa un po’ rabbia pensare che in una settimana guadagnano quello che altri non vedono in tutta una vita.
Va anche detto che non tutti i calciatori nuotano nell’oro. Nelle serie minori, tipo Serie C o Serie D, ci sono giocatori che guadagnano stipendi molto più normali, spesso simili a quelli di un operaio o di un insegnante. Quindi il paragone regge solo se si parla dei super big.
Alla fine, ogni lavoro ha il suo valore e le sue difficoltà. Forse bisognerebbe riconoscere un po’ di più anche chi, pur senza riflettori puntati addosso, si fa il mazzo tutti i giorni per far andare avanti il mondo.
Una situazione particolare
Ogni volta che si parla di calcio e calciatori, puntualmente scatta il confronto con i lavoratori “normali”. È una roba che fa discutere da sempre: da una parte c’è chi si alza all’alba, magari si spacca la schiena in fabbrica, e dall’altra chi tira calci a un pallone e si porta a casa milioni. Ma questo caso è leggermente diverso.
In mezzo a tutto questo casino di opinioni, c’è chi prova a mettere un po’ d’ordine, tipo Giuseppe Cruciani. Lui l’ha detta chiara e tonda: criticare i calciatori solo perché guadagnano tanto è un po’ miope, soprattutto fermare le partite dopo la morte di Papa Francesco.
Il pensiero di Cruciani
Cruciani, durante una diretta de La Zanzara, senza troppi giri di parole, ha commentato la polemica con una frase piuttosto dura: “…perché sospendere il calcio? Cos’è questo servilismo assurdo? Il calcio è business!”. Cruciani si scaglia contro la decisione di fermare e di rinviare alcune partite di calcio a causa, purtroppo, della morte di Papa Francesco.
Infatti, lui spiega che il calcio è business, e dietro a questo sport c’è un sacco di gente che lavora, e che non ha avuto senso bloccare questo grande business in questi giorni, mentre le altre persone hanno continuato a lavorare. Anzi, Papa Francesco era un grande sportivo e tifoso di calcio, e forse sarebbe stato più consono celebrare il papa con un grande omaggio.