“Dipendevo dalla droga: mio figlio credeva di trovarmi morto”: ammissione shock, l’ex campione non nasconde più nulla
Illustrazione di alcune droghe (Pexels FOTO) - goalist.it
E’ un’ammissione pesante, che ha fatto rimanere a bocca aperta molte persone. La droga lo ha quasi rovinato.
Nel mondo del calcio, che dovrebbe essere fatto di allenamenti, sacrifici e disciplina, purtroppo ogni tanto salta fuori anche la parola “droga”. È raro, ma capita. E quando succede, fa rumore. Perché un calciatore è visto come un modello, uno che vive per lo sport, non certo per certe scorciatoie.
Ci sono stati casi famosi, alcuni tragici, altri finiti con seconde possibilità. C’è chi è stato beccato nei controlli antidoping e chi invece ha avuto problemi fuori dal campo, nella vita privata. A volte si tratta di dipendenza, altre di uso occasionale, ma l’effetto sull’immagine e sulla carriera è sempre pesante.
Le società, in genere, provano a proteggere il giocatore, almeno all’inizio. Ma se il caso esplode, tra stampa e tifosi diventa difficile tenere tutto sotto controllo. E per chi sbaglia, la squalifica è quasi certa. Oltre al danno, anche la vergogna pubblica.
È un tema delicato, perché dietro c’è spesso disagio, pressione, solitudine. Il calcio può essere anche stress, aspettative, e non tutti riescono a reggere. Ma resta fondamentale parlarne, senza ipocrisia, e soprattutto aiutare chi cade a rialzarsi davvero.
Sport e dipendenza: quando il fisico non basta
Il mondo dello sport sembra perfetto da fuori: allenamenti, vittorie, interviste, sorrisi… Ma dietro le quinte, ogni tanto, si nascondono storie pesanti. Di quelle che non ti aspetti. E una delle più forti emerse di recente è quella di Bradley Wiggins, ex campione del ciclismo britannico. Uno che ha vinto tutto, persino il Tour de France. Eppure, proprio lui ha raccontato di essere finito nel tunnel della droga.
La rivelazione è arrivata in un’intervista a cuore aperto, riportata sulla Gazzetta dello Sport, dove Wiggins ha ammesso senza filtri: “mio figlio credeva di trovarmi morto” (Fonte: La Gazzetta dello Sport). Una frase durissima, che dice tutto senza bisogno di spiegazioni.
Un passato da dimenticare
E il mondo dello sport, purtroppo, non è nuovo a storie simili. La carriera si ferma, l’immagine si rovina, e spesso si resta soli proprio quando si avrebbe più bisogno di aiuto. Per questo è importante parlarne con sincerità, senza moralismi, e soprattutto creare spazi in cui gli atleti possano chiedere aiuto prima di cadere.
E’ come ha fatto Wiggins, dove ha raccontato tutto nella sua autobiografia The Chain, parlando proprio di come la fine della carriera, per via anche di alcuni problemi economici, si è ritrovato in questo vortice da cui è riuscito ad uscirne, fortunatamente (Fonte: La Gazzetta dello Sport).