Arthur: “Italiano mi ha convinto della Fiorentina. Voglio andare in Champions, mi aspetto una grande annata”

Ayrton Senna, Zico, quel paesino, Goiania, sperduto al centro del Brasile e una racchetta da tennis svanita nel nulla. Poi, certo, ci sono stati il Barcellona, la Juventus, il Liverpool e il libro della vita di Arthur Melo diventa una storia tutta da leggere.Però cominciamo dal capitolo aperto appena qualche giorno fa: Firenze e la Fiorentina. Come è nata l’avventura viola?«Da una telefonata del mio manager, Pastorello. Ero in ritiro con la Juve. Mi ha chiamato e mi ha detto: ti vogliono alla Fiorentina».E la sua reazione?«Mi ha fatto piacere, ovvio. Sapevo che la squadra viola arrivava da una stagione bella e con due finali giocate, ma…».Ma?«Non ero convinto al 100 per cento».Però adesso è qui: dunque?«Tutta colpa (sorride, ndr) di Italiano. L’ho sentito, mi ha parlato e dopo le sue parole ho capito che questo, che la Fiorentina, è il posto giusto per me. Ho chiuso la telefonata con l’allenatore, ho chiamato Pastorello e gli ho detto: ok, si va a Firenze».Ora diventa curioso sapere che cosa le ha detto Italiano…«E’ semplice. Mi ha spiegato quanto un giocatore con le mie caratteristiche sarà adatto al gioco della Fiorentina. Ho capito che la mia posizione negli schemi tattici di Italiano è quella che mi piace di più e soprattutto dove posso dare il massimo».Completiamo il discorso: in dieci parole racconti la sua migliore qualità.«La visione del gioco. Pensare un attimo prima di tutti come giocare e come far giocare la squadra. Se mi chiedete qual è il mio obiettivo principale rispondo così: far giocare la Fiorentina. Darle il gioco che chiede Italiano».

E’ vero che un attimo dopo il suo sì, ha ricevuto la chiamata di Commisso?«Il presidente mi ha fatto i complimenti. Era molto contento che avessi scelto la sua proposta. Ho parlato con lui e poi con tutti i dirigenti viola per stabilire quando vedersi per il contratto».Alziamo le asticelle: le sue ambizioni quanto combaciano con quelle della Fiorentina?«Completamente».Quindi a fine stagione lei sarà felice se…«Io voglio vincere con la Fiorentina. E abbiamo la possibilità di farlo. Ho visto la finale di Conference con il West Ham e già quella squadra meritava il successo, dunque la base è già buonissima».Altre ambizioni?«Il piazzamento in Champions. Voglio andare in Champions e dobbiamo lottare per arrivare a questo traguardo. Mi aspetto una grande annata. Sono sincero».

Fonte Foto: pagina Instagram Fiorentina

Sa che dicendo questo la piazza di Firenze si accenderà subito?«Altro che. Il mio primo impatto con i tifosi viola risale al Fiorentina-Juventus di un paio di stagioni fa».E che è successo?«Chiedetelo alla mia fidanzata, Carolina».Ci dobbiamo preoccupare?«Ma no. Il contrario. Lei era in tribuna, in quello stadio pieno… Dopo la partita mi disse: ma hai visto che bolgia è Firenze? Poi aggiunse: che spettacolo, lì sono tutti ’matti’ per la squadra, ed è bellissimo. Bene, adesso ci sono io con quei tifosi e questo mi rende ancora più forte».Carolina la seguirà qui a Firenze?«Sì, lei fra l’altro è italiana e vivere a Firenze sarà il massimo. Poi, con me ci saranno anche i miei genitori. Prenderemo una casa anche per loro, Ailton e Lucia».Tutti ’malati’ di calcio?«Mio padre ama il pallone. Mi ha seguito ovunque, da Barcellona a Liverpool. E poi avrete capito perchè mi ha chiamato Arthur…».Cioè?«Il suo idolo era Zico e qual è il nome di battesimo di Zico? Eccomi qua, signore e signori, a voi Arthur».Da un babbo tanto… fanatico di pallone non poteva che nascere un campione…«E poi, da ragazzino è stato proprio lui, papà Ailton, a ‘costringermi’ a fare il calciatore».

E che ha combinato?«Io amavo calcio e tennis alla pari. Anzi forse giocavo un po’ meglio a tennis e fino a 14 anni non sapevo davvero quale avrei preferito fra i due sport per realizzare i sogni della mia vita. Poi un giorno mi è sparita la racchetta da tennis… pof… volatilizzata. Era stato il babbo. Che poi mi disse: vai a giocare a pallone, vai. Fece bene».Nel suo tempo libero quindi c’è tanto tennis?«Sono appassionato di un altro sport: la Formula Uno. Mi piacciono i motori e il mio idolo, su tutti, è solo e soltanto uno: Ayrton Senna. Non ho avuto la fortuna di vedere le sue magie dal vivo, ma l’ho studiato, ho rivisto ogni sua gara. E’ stato unico. Un mito. Anche per come ha aiutato sempre il Brasile. Il suo Brasile».Arthur, una curiosità: ma dove ha studiato per parlare un italiano così perfetto?«Ma quale perfetto… (altra risata, ndr)».E’ la verità.«Allora le dico questo: l’ho imparato vedendo le puntate di ’Masterchef’. E’ il programma preferito di Carolina. Non abbiamo perso una puntata, forse anche nessuna replica, e piano piano ascoltando ho iniziato a parlare la vostra lingua».Da ’Masterchef’ alla cucina: è goloso?«Adoro pasta e carne. E ho già assaggiato la fiorentina…».E’ brasiliano e ovviamente, adora ballare, giusto?«Macché. Proprio no. Non so ballare e nemmeno suonare. Ascolto la musica, anche se il mio cantante preferito forse non lo conoscete… è un amico, è il brasiliano Felipe Araujo. Prima giocava a calcio, ma senza dubbio è più bravo con la musica». Lo scrive La Nazione.

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