di Stefano Borgi
Vediamo, nell’ordine: la Fiorentina ha avuto più possesso palla. La Fiorentina ha tirato più volte verso la porta avversaria. Megnan, su Mandragora al 95′, ha fatto un miracolo. Forse ci poteva stare un rigore anche per la Fiorentina. I viola hanno premuto di più ed hanno colpito un palo. Poi? C’è altro? Ci sembra di no. In ogni caso, e crediamo di incontrare il pensiero del 99% dei tifosi viola, non c’era verso di perdere contro “questo” Milan. Orfano di Giroud e Leao, che sarebbe come se alla Fiorentina mancassero Nico e Bonaventura. Più di mezza squadra. Eppure la Fiorentina c’è riuscita. Immeritatamente, certo, ma alla resa dei conti la Fiorentina ha perso. E la classifica parla chiaro.
Si era parlato, alla vigilia, di un cambio di modulo. Un albero di Natale che prevedeva la solita difesa a quattro, il ritorno al centrocampo a tre, Nico e Beltran più dentro al campo… a supporto di N’Zola. Lo sappiamo, conoscendo Italiano non lo farà mai. Eppure tutto questo avrebbe un senso: Bonaventura mezzala darebbe spessore ad una mediana spesso lasciata in inferiorità numerica (da questo, anche, lo scarso rendimento dei difensori). Poi avremmo un Nico più coinvolto nell’azione offensiva, più vicino all’area, e non relegato sulla fascia dove deve macinare metri ed avversari prima di rendersi pericoloso. Last bat not least… l’impiego di Beltran, non da prima punta, bensì da trequartista sinistro, con licenza di accentrarsi e provare il tiro in porta. Detta così sembrerebbe fin troppo facile, ma (ahimè) Italiano non la pensa così. Prova ulteriore è stato il cambio Beltran-N’Zola che ha privato la squadra di due punte lanciate alla rincorsa del pareggio. Ok, non va bene l’albero di Natale? Ne soffirebbero gli esterni, certo, autentico dogma per il tecnico siciliano. Qualcosa, però, va tentato: il 4-3-3? Il 3-5-2? Il 4-2-4? Non lo sappiamo. È lui l’allenatore. E per chi dice che i moduli sono solo numeri rispondiamo che sono proprio i numeri a condannare la Fiorentina. A condannare i propri attaccanti. Così non si va da nessuna parte, questo è sicuro, che qualcuno ponga rimedio.
Scusate, un dubbio ci assale: non vi sembra che la Fiorentina, da come ha approcciato la partita, pensasse più al Genk che ai rossoneri? Un tempo totalmente regalato, il primo, i minuti dal 35′ al 47′ quasi offerti all’avversario. Lascia stare la ripresa: Pioli ha tirato indietro la squadra, nettamente sotto la linea della palla, più o meno come fece Allegri 20 giorni fa. Da lì la pressione, costante e continua, dei viola. Ma palle gol… poche. Occasioni vere, reali… poche. Il risultato? Lo stesso. E allora, memori delle parole del DS Prade’ prima del Twente: “questa per noi è la partita della vita”, chissà che il turno di Conference contro i belgi non “tirasse” più del campionato. Del resto il bilancio annuale di Commisso è in attivo anche (e soprattutto) per merito della finale con lo West Ham, quindi…
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