Scrive Tuttosport, Paolo Faragò abbandona il calcio giocato a soli 30 anni. Il classe 1993, dopo aver indossato le maglie di Novara, Cagliari, Bologna, Lecce e infine Como, ha deciso di ritirarsi in seguito al suo problema all’anca che negli ultimi anni lo ha costretto a subire diverse operazioni oltre ad indossare una protesi. Faragò ha voluto annunciare il suo ritiro tramite un commovente post su Instagram in cui ci ha tenuto a spiegare la sua decisione.
“E ora, cosa mi resta? Forse è questo il senso di vuoto più grande, l’idea di accantonare in un attimo ciò che mi ha fatto compagnia ogni giorno per 30 anni. Realizzare che non sentirò più l’abbraccio dei miei compagni, l’urlo di uno stadio pieno, il rumore dei tacchetti nel tunnel prima di entrare in campo, la rabbia per una sconfitta immeritata e la gioia per una vittoria all’ultimo secondo. Questa è stata la mia linfa, mi ha nutrito e mi ha fatto affrontare periodi esaltanti e momenti bui, mi ha fatto combattere con infortuni e problemi fisici, mi ha dato sempre la certezza che una strada alternativa si potesse percorrere.
Negli ultimi 4 anni, poco alla volta, il mio avversario non aveva più una maglia diversa, ma era diventato il mio corpo. Ho fatto di tutto per combatterlo, ma niente, ha vinto lui. Decine di visite, infiltrazioni, interventi chirurgici, ma purtroppo mi ha costretto a desistere. Avrei voluto giocare un po’ di più, a 30 anni mi sarei aspettato di essere nel pieno della mia carriera, è vero, ma come faccio ad essere triste se penso a quanta meraviglia ho vissuto in questi anni? Grazie a chi ho incontrato in questo viaggio, a chi mi ha accompagnato per un giorno o per tanti anni. Non so se sia stata l’esperienza più bella della mia vita, ma so di aver realizzato il sogno di quel bambino che non desiderava altro se non tirare calci ad un pallone. È questo ció che mi resta. Ora mi aspetta una nuova sfida, con lo stesso entusiasmo e la stessa passione, ma in un nuovo campo, consapevole che finalmente mi sarà concesso zappare tutte le volte che vorrò…“.
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