I vantaggi sono in primo luogo operativi. Sarà più semplice qualsiasi mossa di mercato: comprare, vendere, prendere in prestito e rinnovare i contratti ai giocatori. Per questo che i club quotati in borsa sono attualmente solo cinque in Italia, e il trend è a scendere. Il patrimonio della società sono i calciatori, le strutture e gli stadi. La mossa del delisting voluto da Friedkin, infatti, sembra voluta proprio nell’ottica della costruzione del nuovo impianto di proprietà della Roma, un progetto che la proprietà americana intende mettere in porto e far fruttare il più possibile. Inoltre, non essendo più quotata in Borsa, il club potrà essere “sburocratizzato” in ogni suo ambito. Sarà possibile dunque dedicare all’attività sportiva tutte le risorse della società, senza la dispersione in attività laterali al core business, come quella finanziaria. Verrà anche aumentata la base di investimento e i fondi a disposizione, seppur di poco. L’obiettivo, annunciato dalla dirigenza a stelle e strisce è quello “di rendere più efficiente la struttura di business, che consentirà al club di portare avanti ulteriori investimenti volti a rafforzare la presenza della Roma tra i più importanti player del mondo del calcio a livello globale”.
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