Scrive Gazzetta, la Nazionale è un giocattolo costoso. Per prendersela Luciano Spalletti, c.t. scelto dalla Federcalcio, dopo le dimissioni a sorpresa di Roberto Mancini, dovrebbe pagare 2 milioni e 625 mila euro. Il prezzo lo ha fissato il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, nella famosa clausola che sta arroventando l’investitura del nuovo allenatore dell’Italia. Risolto il contratto con un anno d’anticipo, Spalletti si è impegnato con il suo ex club per restare fermo una stagione. In caso di mancato rispetto dell’impegno, scatta appunto la clausola e la penale, calibrata così: 3 milioni all’atto delle firme, il 30 giugno, e quota di 250 mila euro a scalare ogni mese, per arrivare a zero il prossimo 30 giugno. Oggi liberare Spalletti costa, appunto, 2 milioni e 625 mila euro.
Il Napoli si è tutelato per non ritrovarsi contro il proprio ex allenatore. Ma, come spiega l’avvocato Mattia Grassani, esperto in diritto sportivo, che ha assistito spesso il Napoli, la situazione è atipica: “La clausola aveva lo scopo di ristorare il Napoli qualora Spalletti non avesse mantenuto la promessa di fermarsi per un anno e nella prospettiva che ci fosse una società concorrente. Nessuno pensava a una federazione… Se ci fosse stata un’altra società sarebbe stato tutto più naturale, anche perché ci sono stati già casi in passato. Ma mai con una federazione. E’ l’atipicità di questa situazione, la scomodità”. Su questa atipicità poggiano la fiducia e le strategie del presidente Federale, Gabriele Gravina, confortato da alcuni pareri legali: l’Italia non è un club, non giocherà contro il Napoli, perciò viene meno il regime di “concorrenzialità” e quindi il senso stesso della clausola.
Grassani la pensa in modo diverso: “Che si collochi in un club piuttosto che in una federazione quella somma va pagata”. Morale: o paga, o sta fermo. L’interpretazione del Napoli prescinde dallo status di “concorrente”: se Spalletti torna in panchina e non rispetta l’anno di stop concordato, infrange comunque la clausola e quindi deve pagare la penale. E la deve pagare lui e nessun altro. Altro punto chiave: il contenzioso non è tra il Napoli e la Federcalcio, tra De Laurentiis e Gravina, ma tra De Laurentiis e Spalletti. Il presidente ce l’ha con l’allenatore che lo ha reso campione d’Italia.
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