Novembre 1990, il miracolo del Bologna contro l’Hearts che fece esultare un tifoso viola. C’era una volta il calcio…

Quando, dall’urna del sorteggio per i gironi della prossima Conference League, è uscito il foglietto con su scritto “Hearts Of Midlothian”, è stato inevitabile l’aprirsi, nella mia testa, di uno di quei cassetti della memoria contenente un ricordo talmente bello da risultare ancora vivo e brillante. Mi è bastato socchiudere gli occhi per riviverlo….. Erano i primi anno ’90; un periodo magico per il calcio italiano. Uno di quelli in cui le nostre squadre, anche se non di primissima fascia, erano in grado di portare a termine qualsiasi impresa.

Quel 7 novembre 1990, però, per il Bologna allenato da Gigi Radice, la montagna da scalare pareva esageratamente alta. C’avete presente il Monte Olimpo, su Marte, alto su per giù 25 km?? Ecco; una roba così, insomma. La partita d’andata di quel secondo turno di Coppa UEFA giocata dai rossoblù allo stadio di Edimburgo, conclusasi 3-1 in favore degli Hearts guidati da Joe Jordan (non esattamente un pivellino…) lasciava poco spazio alla speranza. Certo; il gol in trasferta che a quell’epoca valeva ancora doppio, era sì visto come un appiglio dai felsinei ma in realtà, a ben guardare, era come essere avvinghiati ad una fradicia e marcia asse di legno in mezzo ad un mare in tempesta con onde alte almeno un paio di metri. Quel mercoledì pomeriggio era uno di quelli belli…Eh sì; perché a quell’epoca, ti mettevi seduto davanti alla TV verso le 13.30 per assistere alla prima partita di UEFA, per finire, stanco ma felice verso mezzanotte, dopo aver visto l’ultima partita di Coppa Dei Campioni. Ed io, ragazzo diciottenne amante alla follia di quel pallone che rotolava, verso le quattro di pomeriggio, mi misi davanti allo schermo coltivando uno strano ma potente presentimento.

E perché il Bologna del portierone Nello Cusin, del “mitico” Villa, del compianto Giuseppe Campione (un cognome, un destino crudelmente strappato a viva forza da un pauroso incidente stradale che se lo portò via troppo giovane…) e dell’ungherese Layos Detari (giocatore di talento, a torto considerato una stella in declino) non dovrebbe ribaltare il risultato? In fondo, siamo italiani e noi, a questo giochino, siamo forti. Anche il telecronista di quel match sembrava essere messo lì apposta dal destino. Eh sì; perché l’ottimo Claudio Icardi, certamente molto più a suo agio sul prato di Piazza di Siena che su quello dello stadio “Dall’Ara” e cantore, qualche anno più avanti, delle gesta compiute negli ippodromi di tutto il mondo dal leggendario Varenne, era l’uomo più adatto a far vivere agli spettatori l’eventuale rimonta allo steccato della squadra rosso blu.


Cusin, Tricella (il libero del Verona vincitore, qualche anno prima, di uno storico scudetto) Biondo, Mariani, Verga (sì; proprio Emiliano Rufo Verga!!), Villa, Cabrini (Lo so che è il bell’Antonio, lo so…), Bonini (Massimo, proprio lui! Il primo storico giocatore sammarinese ad aver indossato la fascia di capitano nella propria nazionale), Detari, Notaristefano (Egidio; talento mai del tutto espresso, passato anche per il “Sinigallia” di Como, dove lasciò importanti tracce di bel calcio), Campione. Una formazione che Icardi scandisce quasi fosse lo schieramento dei cavalli dietro la macchina dello starter a Tor di Valle. Non sembrano, invece, credere nell’impresa i tifosi bolognesi. Sono poco più di 12000 quelli che hanno deciso di sostenere la squadra. E invece, minuto dopo minuto, quel miracolo solo sognato, si compie. Al 18′ è proprio il redivivo Detari a portare in vantaggio i felsinei che però, col trascorrere del tempo, sembrano arrancare. Si va all’intervallo col Bologna in vantaggio di un gol ma io, caspita, continuo a crederci e a fare il tifo. Siamo quasi alla mezzora della ripresa quando…sì; proprio il “mitico” Villa trova il gol del raddoppio. La qualificazione è a un passo, gli scozzesi soffrono ma non mollano. La loro proverbiale garra britannica li sorregge. Stavolta, però, non c’è William Wallace a guidare la “Tartan Army”. A tre minuti dal termine, il miracolo si compie. E’ Pietro Mariani a centrare per la terza volta la porta difesa da Smith che non riesce ad arrestare la corsa di quel pallone che gonfia la rete e spedisce il Bologna al terzo turno facendo esultare anche me, sfegatato tifoso viola ma amante di quel calcio che ti faceva sognare e urlare di gioia; chiunque lo giocasse. Quel calcio che adesso, purtroppo, non c’è più.

Articolo a cura di Nico Morali

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