Paolo il tifoso scoppiato a piangere dopo il gol di Arnautovic: “27 ore di fila sveglio per l’Inter. Il giorno dopo ho dormito 3h”

Scrive Gazzetta, le sue lacrime sono state riprese da tutti. Anche dall’account Instagram della Champions League. Si chiama Paolo Fioravanti ed è il tifoso che si è commosso dopo il gol di Marko Arnautovic in Inter-Atletico Madrid. Una reazione spontanea, di cuore, senza accorgersi delle telecamere: “Una volta uscito dallo stadio, mi sono trovato inondato di messaggi: non capivo il perché”. La commozione ha unito gli interisti, l’ondata di affetto lo ha portato a sbarcare sui social: “Ma è stato merito di mia figlia, ci ha pensato lei”. È il tifoso nerazzurro del momento, anche all’estero lo prendono come esempio di passione per il calcio, di attaccamento romantico alla propria maglia. 

Paolo, davvero non si era accorto di nulla?

“Allo stadio no. Finita la partita, ho visto tanti messaggi: ‘Che emozione’, ‘Che bella inquadratura’. Non capivo. Ero allo stadio con mio figlio di 18 anni, che mi ha detto: ‘Babbo, ho il cellulare impallato: i miei amici ti hanno visto in televisione'”.

Suo figlio la chiama “Babbo” e l’accento è chiaro. Ma lei vive in Toscana o a Milano?

“Sono toscano di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa, a circa 350 chilometri da Milano. Io e mio figlio siamo venuti apposta per la partita e siamo tornati casa dopo il fischio finale: siamo rientrati alle 5 del mattino. Il giorno dopo avevo la sveglia alle 8: ho dormito tre ore”.

Che lavoro fa?

“Sono un piccolo commercianti di frutta. Tra l’altro, qualche volta devo alzarmi alle 2 di notte ed è successo proprio martedì, giorno della partita. Alle 13 io e mio figlio siamo partiti per andare a Milano, alle 18 abbiamo parcheggiato prima di prendere il pullman. Di fatto, sono andato a dormire 27 ore dopo e senza poter riposare molto”.

Se non è amore questo…

“In questa vita abbiamo bisogno di emozioni: l’Inter non si comanda”.

Perché il gol di Arnautovic l’ha emozionata così tanto? 

“Io e mio figlio eravamo in primo arancio, abbiamo visto i due errori di Arnautovic da vicino: soprattutto dopo il secondo gol sbagliato, Marko era affranto. Si sarebbe sotterrato. E proprio lui è riuscito a segnare: la cosa mi ha colpito particolarmente”. 

Quindi gioia, ma anche empatia nei confronti del calciatore? 

“Proprio così. Non ho mai avuto problemi né a ridere né a piangere, anche davanti alla mia famiglia e agli amici: se mi viene da piangere lo faccio, non lo ritengo un sintomo di debolezza. Sono un uomo di 183 centimetri per 110 chili, eppure va così. Anche durante la finale di Sinner agli Australian Open mi sono commosso: è lo sport”. 

Lo sa che ora lei è l’esempio del tifo genuino, sano, romantico? 

“Non pensavo che ci potesse essere una risonanza simile, ero convinto del fatto che la cosa finisse lì. E invece mi stanno arrivando un’infinità di messaggi positivi. Penso che possa essere d’aiuto per qualcuno: c’è chi fa fatica a esternare i propri sentimenti e sono contento se qualche interista si è immedesimato”. 

Si commuove spesso per l’Inter? 

“Avevo pianto l’ultima volta dopo la finale di Istanbul, mi è andata giù male. Sono convinto che, se fossimo andati si supplementari, avremmo vinto. Mentre le ultime lacrime di gioia erano arrivate dopo l’euroderby: sono libidini, emozioni da portarsi dentro per sempre”. 

Che cos’è l’interismo? 

“È tutto. Chi veste la maglia dell’Inter è il migliore del mondo. Io guardo a quelli che ci sono attualmente, chi è andato via non ha capito dov’era”. 

Secondo lei l’Inter trasmette qualcosa di speciale che porta a emozionarsi come nel suo caso? O tutte le squadre possono provocare reazioni così? 

“No, è solo l’Inter. Come paragone mi viene il Liverpool. Ma in Italia non vedo un confronto possibile: siamo pazzi, noi non abbiamo né vinto né perso finché l’arbitro non fischia. Noi tifosi abbiamo visto tanto: siamo disposti a tutto e capaci di tutto. Per noi il 5 maggio è sia quello del 2002 sia quello del 2010: due opposti che stanno insieme. Prima di arrivare al traguardo, non si può dire nulla. Anche se penso che ormai in campionato sia fatta…”. 

Da dove nasce il suo tifo per l’Inter? 

“Vengo da una famiglia di fiorentini, mio padre era un grande tifoso. Sono stato abbonato alla Fiorentina fino ai 13/14 anni, ma l’Inter mi ha sempre attratto e piano piano sono diventato tifoso nerazzurro. Anche perché era impossibile che diventassi juventino… In famiglia siamo tutti interisti: anche mia moglie e le due figlie”. 

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