Serie A nei guai, Superlega piena di vincoli e stop Decreto Crescita. Ora come si fanno tornare i conti?

Per le squadre di Serie A doppia batosta nel giro di pochi giorni che sarà difficile da digerire. Domani si volta pagina, c’è un nuovo anno. Prima la “speranza” della Superlega in seguito alla decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (contro il monopolio della UEFA), poi la conseguente stangata da parte della FIGC “chi aderirà al progetto Superlega sarà escluso dal campionato”. Vietata qualsiasi competizione che non sia organizzata da FIGC, UEFA e FIFA. Comunicato shock dunque per chi aveva assaporato l’idea di farne parte per migliorare i propri conti, come il Napoli di De Laurentiis, o l’incertezza del Milan di Scaroni di accedere al progetto.

Poi sul finale di 2023, l’addio al Decreto Crescita, un ulteriore problema per tutte le squadre di Serie A. Sarà difficile senza sgravi fiscali convincere calciatori stranieri (forti) ad approdare nella massima serie italiana poiché altre nazioni hanno ancora in vigore questi benefici. 

Thuram
Fonte foto: Profilo Instagram Ufficiale Marcus Thuram

Addio Decreto Crescita: ecco come cambia il calciomercato a partire dalla sessione invernale dal 2023/24

Senza la proroga del Decreto Crescita (inizialmente prevista in materia di sport) dal 31 dicembre 2023 al 24 febbraio 2024 i club di Serie A per questa sessione invernale di mercato potevano ancora usufruirne. Essa prevedeva una tassazione dal 45% al 25% pertanto ingolosiva i calciatori stranieri all’approdo in squadre italiane aumentandone la competitività a livello europeo. 

Nella stagione 2023-24, senza il Decreto Crescita, le squadre italiane avrebbero dovuto sborsare 150 milioni di euro in più di tasse. Un dato piuttosto cospicuo se pensiamo alle difficoltà economiche che stanno incontrando le nostre squadre (in particolare per poter essere competitivi nelle Coppe europee) Inter e Juventus su tutte. 

Senza l’ausilio di questo Decreto, dunque non inserito in quello delle Milleproroghe, le società saranno costrette a far scendere l’ingaggio netto che i calciatori percepiscono. A farne le spese, come anticipato in precedenza, la competitività del calcio italiano che farà fatica a stare al passo di quella di Inghilterra, Francia ed Olanda, nazioni in cui esistono molteplici benefici. La forbice dunque tra club come Inter e Milan con PSG, Manchester City o Barcellona negli anni diverrà sempre più ampia. Non sarà più molto semplice nemmeno trattenere calciatori stranieri poiché negli altri stati hanno agevolazioni fiscali.

L’unico tassello positivo riguardante l’abrogazione del Decreto Crescita è quello relativo al potenziale utilizzo di talenti italiani che oggi vengono mandati in B o in C oppure che si trovano in Primavera e con difficoltà solo pochi di loro riescono a compiere il grande salto. Si spera pertanto che di Fagioli, Miretti oppure di Kayode, Bove piuttosto che Pisilli ce ne siano di più in Serie A così da rinforzare in ottica futura anche la nostra Nazionale, “svecchiandola” e facendola divenire più competitiva a livello mondiale. 

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