Verso Juventus-Torino: ultimi minuti spesso fatali per i granata

Il derby della Mole che venerdì all’Allianz Stadium vedrà contrapposte Juventus e Torino per la 204a volta nella storia non può riassumersi in un elenco di numeri e statistiche. Ogni qualvolta il bianconero sfida il granata entrano in gioco valori e visioni del mondo, che da più di un secolo caratterizzano la stracittadina più antica del nostro campionato. La Juventus, il club degli industriali benpensanti, e il Toro, il cuore pulsante della Torino operaia, dei piccolo borghesi in cerca di riscatto. O, per dirla come Emiliano Mondonico, una sfida fra indiani e cowboys: “E chissà che gli indiani prima o poi non vincano la loro battaglia”. Si è soliti dire che ogni derby faccia storia a sé, che per quei 90’ non contino classifiche e valori delle due rose, nell’arena entrano ventidue giocatori pronti a svenarsi pur di issare il proprio vessillo in cima alla Mole Antonelliana.

Da sette anni, in vetta al monumento simbolo di Torino sventola quasi solo la bandiera bianconera. Nelle ultime quattordici occasioni, infatti, i granata sono riusciti a frenare la Vecchia Signora soltanto due volte, ma senza mai portare a casa l’intero bottino. Due pareggi dal sapore amaro per Cairo, che si è visto sfumare l’agognata vittoria – che manca dal 2015 – quasi sempre negli ultimi minuti. Contro il Toro, si può dire che la Juventus abbia finora espresso come meglio non poteva il suo motto Fino alla fine, riuscendo in svariate occasioni anche a ribaltare il destino di stracittadine che si stavano tingendo di granata.

La dura legge del derby: il Toro si illude, la Juve lo castiga in extremis

Spulciando i risultati dei derby degli anni 2000, non si fa fatica a percepire lo strapotere di Madama: su 30 partite, i bianconeri hanno esultato ventitré volte, lasciando al Toro solo le briciole di una vittoria, targata Darmian e Quagliarella, e sei pareggi. Nessun derby in Europa è così sbilanciato come quello di Torino, neanche Barcellona-Espanyol o Bayern Monaco-Monaco 1860.

Ma c’è di più. Il Torino ha spesso pagato a carissimo prezzo la fatica dei minuti finali di gioco, incassando dodici reti dall’80’ in avanti e addirittura sette nel recupero. Impossibile non citare la beffa firmata Trezeguet nel derby del 30 settembre 2007 (1-0), arrivata al 94’ quando ormai il pari sembrava cosa fatta, o i gol di Pirlo e Cuadrado che decisero due stracittadine di fila, nel 2014 e nel 2015. Seguirono i centri di Pjanic (al 92’ nel 2016) e Higuain, che ristabilì la parità rotta da una punizione magistrale di Ljajić.

Nella stagione scorsa, il Toro di Giampaolo cadde all’89’ per mano (o, meglio, per la testa) di Bonucci e al ritorno un guizzo di Ronaldo strozzò in gola l’urlo di Sanabria, autore di una storica doppietta. Fino ad arrivare alla gara d’andata dello scorso 11 ottobre, quando Locatelli pescò il jolly da fuori area a tre minuti dal triplice fischio. Un trend che sa di condanna per il Toro, che in trasferta non vince dal 1995.