Indagine Juventus, il debito verso i calciatori non c’è scritto, avanza l’ipotesi di reato di falso in bilancio
Spunta una possibile prova chiave nell’indagine che i magistrati stanno conducendo a proposito della cosiddetta “manovra stipendi” della Juventus, che risale al marzo del 2020, quando club e calciatori raggiunsero un accordo per la rinuncia ad alcune mensilità e il contestuale differimento di una parte delle retribuzioni della stagione 2019/20.
Si tratta – scrive Tuttosport – di una mail del capitano bianconero Giorgio Chiellini, che invitava i compagni a rinunciare a una parte dell’ingaggio, vista la terribile situazione causata dal Covid. «Credo che anche noi dobbiamo fare un passo come stanno facendo altri club in Europa e trovare un accordo che ci permetterebbe di evitare rischi, oltre che di dare un’immagine di squadra fatta di uomini di valore», il messaggio del difensore ai compagni.
Da lì, sono state poi avanzate tre proposte dalle quali emerge la possibilità di recuperare – in tutto o in parte – le mensilità in questione. L’effetto dell’operazione fu un risparmio di 90 milioni sui conti 2019/20, ma dato che la Juve si era impegnata a restituire buona parte di quei soldi, per i magistrati non si tratterebbe di un risparmio reale.
Il club bianconero avrebbe dovuto iscrivere a bilancio anche il debito contratto con i calciatori per la restituzione di parte delle mensilità. Una cosa che la Juventus non fece e che potrebbe dunque configurare un reato di falso in bilancio.
Fonte: Calcio e Finanza