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Maignan alla Gazzetta: “Porto il Milan in cima all’Europa. Scudetto? Dopo Bologna-Inter abbiamo capito che avremmo vinto”

Dopo la vittoria in Ligue 1 con la maglia del Lille, il campionato al primo colpo con il Milan: per Mike Maignan arriva la seconda festa consecutiva con il trofeo della Serie A alzato nel cielo di Reggio Emilia dopo lo 0-3 al Sassuolo che ha consegnato lo Scudetto nelle mani dei rossoneri. Il portiere francese è stato uno dei protagonisti assoluti: l’eredità pesante raccolta da Gigio Donnarumma per cominciare ed una serie di prestazioni che hanno inciso in maniera decisiva alla vittoria finale del Milan. “Quando l’Inter è inciampata a Bologna abbiamo capito che per loro era finita perché noi eravamo focalizzati solo su noi stessiracconta Maignan in una intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, “E questo pure grazie a loro: dopo lo 0-3 subito in Coppa Italia avevamo il coltello tra i denti, quella sconfitta ci ha molto motivati“.

Il paragone con l’ex numero 99 rossonero però non è mai stato un problema: “Sono venuto al Milan per scelta professionale, per lavorare e giocare il mio calcio. Non sono venuto per prendere il posto di Donnarumma oppure per farlo dimenticare, non ho sentito alcun tipo di stress al riguardo. Certo, sapevo che i tifosi non mi avrebbero fischiato ma la verità è che qui mi sono sentito subito a casa“. Sulle differenze fra la Ligue 1 e la Serie A: “Al Lilla mi veniva chiesto di fare un gioco più diretto, privilegiando il lancio lungo sia sui rinvii dal fondo che per evitare il pressing avversario. Al Milan invece ho potuto esprimere al meglio le mie doti nel gioco corto, per ripartire il più possibile dal basso. Pioli mi vede quasi come un libero e la cosa mi piace“.

Ad un certo punto della stagione sembrava che per Maignan le cose potessero mettersi molto male dopo l’infortunio alla mano: “Ero soprattutto frustrato. È stato difficile da accettare. Ho giocato sette partite con la mano infortunata e non volevo fermarmi, né mollare i miei compagni. Preferivo iniezioni e creme, e mi allenavo solo alla vigilia dei match. Poi quando in nazionale mi sono fermato quattro giorni e il dolore non passava, ho capito che dovevo curarmi. Lo specialista che mi ha seguito al Milan mi ha spiegato che avrei rischiato uno stop di un anno. Così mi sono fatto operare, ma ho fatto di tutto per tornare il prima possibile. Stare a casa senza far niente non fa per me, avevo troppi obiettivi. Così sono rientrato dopo sei settimane invece di dieci“.

Dopo i festeggiamenti è tempo di programmare già la prossima stagione: “Ora voglio fare sempre meglio anche in Champions perché non la vinciamo da troppi anni. È un mio obiettivo riportare il Milan ai vertici anche in Europa, dove gli spetta

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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