Scrive La Gazzetta dello Sport, “Non sono abituato a vendere sogni, bensì realtà. I tifosi hanno ragione dal punto di vista passionale a dire che la squadra sia un loro patrimonio. Ma dal punto di vista della gestione non è così. Quando porti i fatti, la gente non torna sui propri passi, ma vuole sempre di più”. Era la chiusura della campagna elettorale di Fondazione e Udc a Viterbo – “una festa con porchetta, birra e musica”, come l’hanno presentata gli organizzatori -, ma il presidente della Lazio Claudio Lotito, uno dei protagonisti della serata insieme al leader dell’Udc Lorenzo Cesa.
“Abbiamo vinto la Supercoppa con l’Inter di Mourinho che aveva conquistato il Triplete (si riferisce all’edizione 2009, i nerazzurri non avevano ancora vinto le tre coppe, ndr). E il giorno dopo allo stadio non c’era nessuno. I laziali sono particolari, forse li ho abituati troppo bene. I romanisti invece sono contenti anche se va male. A inizio stagione partono per vincere il campionato, ma poi si accontentano di lottare per altre posizioni. Noi laziali invece siamo diversi. I tifosi hanno sempre sofferto. Hanno fatto le collette, sono stati depauperati, però erano coinvolti emotivamente. Ci sono state delle persone abituate a mungere la vacca ma poi si sono trovate un presidente che ha detto: ‘Alt, non si può’. Ma non per me, per la società”.
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