Scrive Calcio e Finanza, interventi su questioni urgenti hanno caratterizzato il dibattito in Consiglio comunale di Napoli. Tra questi, anche il tema dei crediti che il Comune vanta nei confronti della SSC Napoli per quanto riguarda il canone di affitto dello stadio Diego Armando Maradona. Arretrati che ammonterebbero a circa 4,5 milioni di euro, tra dispute su dei lavori portati a termine per l’impianto e ricavi azzerati a causa dell’emergenza Coronavirus.
Sergio D’Angelo (Napoli Solidale – Europa Verde) si è detto contrario alla richiesta della società partenopea azzerare il canone per i due anni di pandemia, perché un trattamento di favore legittimerebbe anche altri debitori a chiedere la stessa cancellazione. Dello stesso avviso anche Gennaro Acampora (Partito Democratico) per il quale è condivisibile far pagare il dovuto al Calcio Napoli perché bisogna essere intransigenti con chi ha di più.
Nino Simeone (Napoli Libera) ha chiesto invece che sia fatta rapidamente chiarezza, anche per dare un segnale ai cittadini, mentre per Gennaro Esposito (Manfredi Sindaco) va fatta chiarezza una volta e per tutte, anche per evitare malumori nelle società sportive più piccole alle quali viene riservato un trattamento diverso.
Insomma, il braccio di ferro tra De Laurentiis e il Comune procede. Lo stesso D’Angelo aveva commentato così nei giorni scorsi: «Sono anche io tifoso del Napoli. Non vado spesso allo stadio perché preferisco guardarla più comodamente da casa, ma sostengo comunque economicamente il club sottoscrivendo un abbonamento alla pay tv. I club di calcio, soprattutto quelli che non hanno la concorrenza di una seconda squadra cittadina, sono percepiti come un bene comune. A maggior ragione questa affermazione vale per il Napoli, unico grande club del sud ed elemento identitario quasi universale dell’essere napoletani. Tuttavia, un club di calcio appartiene a una società privata che persegue profitti, nella fattispecie la SSC Napoli».
«Il comune di Napoli invece è un ente pubblico che rappresenta la città e ognuno dei suoi abitanti. Non c’è nessuna ambiguità né interesse privato. Di conseguenza, il comune deve relazionarsi nel nome dell’interesse pubblico alla SSC Napoli come a una qualunque altra società privata, per quanto quest’ultima sia proprietaria del club e percepita nell’immaginario come un bene che appartiene alla collettività. Sarebbe un atto di debolezza imperdonabile, un autogol per restare in tema calcistico, se non si risolvesse rapidamente la questione degli arretrati che il Napoli deve al comune e quindi alla collettività», ha concluso.
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