Scrive il Corriere dello Sport, quasi quasi, per non rischiare di restare impigliato nel traffico aereo di Ferragosto, Giovannino Simeone potrebbe pure starsene a casa, ossequiare rigorosamente in zona il rito delle visite mediche e poi aspettare che il Napoli arrivi: si gioca lunedì sera, alle 18.30, nella sua Verona, dove lui è di stanza, e perché mai mettersi in viaggio, scendere fino a Roma, andare a Villa Stuart, poi spostarsi a Castel Volturno, mentre invece facendo due passi tra piazza Bra e il Bentegodi verrebbe tutto più semplice? Quando Napoli-Verona comincerà, tra un soffio o poco più, Giovannino il «cholito» Simeone non avrà alcuna crisi di identità, nonostante debba sottoporsi (e giustamente, via) a questo tour annunciato: la sua maglia sarà azzurra e lui finirà per sentirsi quasi come un uomo solo al comando delle proprie emozioni, quelle che qualsiasi argentino prova nel momento in cui gli viene prospettato di avvicinarsi al tempio del calcio.
Giovannino Simeone la sua Napoli-Verona la giocherà, o semmai la guarderà dalla panchina, oppure no, la vivrà dalla tribuna, come aveva sognato dal marzo scorso, da quando Cristiano Giuntoli cominciò a fargli arrivare messaggi di stima: c’è voluto un po’ di tempo per concludere quest’operazione, però adesso è fatta, mancano come sempre gli spiccioli dei dettagli, quelli che contribuiscono ad alimentare il pathos arricchito dall’irruzione della Juventus che con una telefonata si è informata. Ma se AdL stamattina decide di metterci l’utlima firma, partirà il protocollo classico: controlli a Villa Stuart, trasferimento a Castel Voltuno e poi la Napoli-Verona in aereo.
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