Quando è arrivato al Napoli nel mercato di riparazione della disastrosa seconda annata di Ancelotti, poi sostituito da Gattuso, Lobotka doveva risollevare le sorti di un centrocampo privo di idee e allo sbaraglio dopo la partenza improvvisa di un leader tecnico come Hamsik. I paragoni con il compagno di nazionale si sprecarono all’epoca, ma ben presto, a causa di una forma fisica non al top e un rapporto con Gattuso mai decollato, Lobotka finì nel dimenticatoio, superato nelle gerarchie sia da Demme che da Bakayoko: tra gennaio 2020 e maggio 2021 lo slovacco ha giocato solo 38 partite complessive (15 la prima metà stagione e 23 la seconda contando tutte le competizioni per club). Numeri impietosi e che sorprendono se si pensa che Lobotka, rimesso completamente a nuovo da Spalletti, ha collezionato 26 presenze complessive lo scorso anno e finora non ha mai saltato nessuna partita, subentrando dalla panchina quelle pochissime occasioni che non è partito nell’undici titolare. Sì perché è ormai chiaro a tutti che il Napoli non può farne a meno, che con lui tutto finisce per girare meglio, che potrà anche soffrire i primi minuti di una marcatura asfissiante, ma poi ne esce vincitore. Sempre.
Photo LiveMedia/Nderim Kaceli Milan, Italy, September 18, 2022, italian soccer Serie A match AC Milan vs SSC Napoli Image shows: Stanislav Lobotka of SSC Napoli during the Italian Serie A football match between Ac Milan and Ssc Napoli on September 18, 2022, Giuseppe Meazza, San Siro Stadium, Milan Italy. Photo Nderim Kaceli LiveMedia – World Copyright
Un po’ regista un po’ interditore
Guardando il centrocampo titolare dal Napoli si può facilmente cadere nell’errore che Zielinski sia dispensato da compiti difensivi e che il grosso del lavoro spetti al solo ad Anguissa, con Lobotka a galleggiare tra la linea di difesa e quella d’attacco. Falso: rientrano tutti e 3 perfettamente, coprendo linee di passaggio e intercettando palloni, inoltre si trovano a meraviglia, soprattutto lo slovacco con il camerunense, con cui condivide lo strapotere tattico. Entrambi sanno dove mettersi in campo per chiudere una linea di passaggio, per recuperare subito il pallone, per far ripartire l’azione con pochissimi tocchi. Non si può negare che Lobotka ha le qualità per impostare l’azione dal basso e spesso lo fa rompendo il raddoppio di marcatura con la sua capacità di girarsi in un fazzoletto, tenendo sempre il pallone attaccato ai piedi e accelerare nel breve per liberarsi dal pressing, vantaggio garantito da un baricentro naturalmente basso.
Ecco un esempio dell’intelligenza tattica di Lobotka: capisce le intenzioni di De Ketelaere, ne anticipa il movimento, recupera palla e fa ripartire subito l’azione
Poi, però, vai a vedere le sue statistiche e rimani basito: 55% di contrasti vinti, 77% di duelli vinti con un invidiabile 74% di duelli aerei vinti nonostante non sia un gigante. “Allora è un interditore“, diranno alcuni. No, o meglio, anche: 347 passaggi riusciti su 363, 95% di precisione, 85% di passaggi lunghi riusciti, 51.86 passaggi ogni 90′ e la maggior parte di questi in avanti (26% conto il 17% di passaggi indietro). A impressionare è anche la freddezza con cui gestisce il pallone tanto nella propria metà campo quanto in quella avversaria: 51% propria, 49% quella degli avversari. Lobotka è la prima linea di difesa e d’attacco, è un regista e un interditore, meno fisico di Anguissa, leggermente meno tecnico di Zielinski ma terribilmente più concreto e intelligente dal punto di vista tattico, oltre a vantare un’incredibile lucidità di pensiero per tutti i 90 minuti, fa sempre la cosa giusta, che deve attaccare o difendere, si fa fare fallo, apre il gioco sulle fasce, non importa: quando sbaglia, serve un replay per dimostrare che è successo davvero. Lobotka è un maniaco della perfezione come dimostrano i numeri e i voti sempre alti in pagella. Ah, non ha ancora ricevuto un cartellino e ha già segnato un gol e fornito un assist. Giusto per ingigantire il suo rendimento.
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