La storia della coperta corta. Una Fiorentina più forte della salvezza, meno forte dell’Europa. Si vivacchia…
Alzi la mano chi, al minuto 57, non ha esultato per l’ingresso di Jovic al posto di Duncan. Cambio che incoronava finalmente il 4-2-3-1, con il serbo tra le linee dietro all’unica punta Cabral. Alzi la mano, di contro, chi non ha maledetto questo cambio dopo i gol di Lautaro Martinez e Mkhitaryan. Due gol diversi tra di loro, uno su rigore l’altro su rimpallo, figli di un atteggiamento troppo offensivo e poca attenzione in difesa.
Emblematico il gol del 4-3: Milenkovic viene sbilanciato da Dzeko, è vero, ma dietro al centrale viola non c’è nessuno. Dov’è Amrabat, dov’è Bonaventura? E dov’è Martinez Quarta? Quella è la zona dei due mediani che devono far filtro, proteggere le avanzate dei compagni. Per questo diciamo che la coperta viola è corta. Benissimo l’inserimento di Jovic, ma poi chi difende? Soprattutto se togli Duncan e lasci Bonaventura: un mediano, un vero mediano, per una mezzala offensiva. E si sa, il 4-2-3-1 si fa con due mediani. Con due veri mediani.
Detto questo, andiamo a letto con una certezza: la Fiorentina non rischia la retrocessione. Una squadra che rifila tre gol alla squadra più forte del campionato (con il Napoli), difficilmente sarà coinvolta nelle sabbie mobili della classifica. Allo stesso tempo una squadra che, sette giorni fa a Lecce, domina il secondo tempo e sfiora la vittoria, è superiore al livello delle pretendenti alla salvezza. Certo, a questo punto si fa sempre più forte il mantra di Diego della Valle, fatto proprio in men che non si dica da Rocco Commisso: si vivacchia! Una calda una fredda, un pareggio a Lecce, una sconfitta con l’Inter, magari quattro punti tra Salernitana e Sampdoria, la classifica che resta malinconicamente ancorata a destra. E noi che speravamo nello zio d’America…
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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