Un arbitro di Milano batte i viola. Nel campionato di clausura vedremo la vera Fiorentina di Italiano

Leggiamo da Wikipedia: “Simone Sozza, nato a Segrate il 19 agosto 1987, è un arbitro italiano di calcio della sezione di Seregno”. Sempre dalla sopra citata enciclopedia multimediale: “Segrate è un comune della città metropolitana di Milano, che dista soli 13 chilometri dal capoluogo lombardo, mentre Seregno (che è in provincia di Monza, in Brianza) dista da Milano ben 31 chilometri e 600 metri”. Se ne evince che l’arbitro di Milan-Fiorentina, appunto il signor Simone Sozza, abbia forti legami con Milano. Quantomeno con Segrate e Seregno, cittadine molto vicine alla città del panettone. A questo punto i casi sono due: o il signor Sozza è un arbitro molto scarso che non vede un rigore solare su Ikonè ed un fallo (in verità molto meno evidente) di Rebic su Terracciano (da quì il gol del 2-1 decisivo del Milan), oppure la Fiorentina è una squadra molto sfortunata. Eh già perchè, l’arbitro di Milano potrebbe essere stato tifoso dell’Inter o del Milan, magari anche della Juventus. Certamente non della Fiorentina.

33, 33, e 33 disse l’improvvisato Leonardo da Vinci nel film “Non ci resta che piangere”, in ogni caso per la squadra di Italiano non ci sarebbe stato nulla da fare. La prendiamo sul ridere… per non piangere, ma l’arbitraggio del signore di cui sopra, dal cognome significativo (cognome omen), è riuscito a sozzare… pardòn a lordare, una delle migliori prestazioni stagionali della squadra viola. Fatta di palleggio, possesso palla, grinta e ripartenze letali. Come quella di Ikonè al 59′ con Tomori che prima colpisce il ginocchio del francese e poi il pallone. Mettiamoci d’accordo: se colpire prima la palla e poi il difensore non è rigore, allo stesso modo colpire prima l’attaccante e poi il pallone deve essere rigore. Per forza. Non può finire sempre con una decisione a favore del più forte. Per di più con la compiacenza del VAR. Ma lo sappiamo, oramai da anni il calcio è materia marcia, pilotata, comandata e decisa dalle televisioni. Che si traduce in soldi, proventi e campionati falsati.

Detto questo, a noi la Fiorentina di Milano è piaciuta. E non poco. I problemi nello spogliatoio sono stati risolti (guarda caso da quando è stato emarginato Nico Gonzalez), i problemi tattici… pure: il 4-2-3-1 è stato oramai sdoganato con il trequartista girevole. Ne abbiamo fatta menzione dopo il 2-1 contro la Salernitana: dietro le punte si alternano Bonaventura, Saponara, Ikonè e Barak. A Milano è toccato al ceco giostrare tra le linee, ed i risultati (ancora una volta) si sono visti. Chiudiamo con i compiti per le vacanze: finito il torneo di “apertura”, deludente sul piano dei risultati meno sul piano del gioco, a gennaio si apre quello di “clausura”. A mondiali finiti e dopo il mercato di gennaio la Fiorentina, in teoria, ritroverà un nuovo Sottil, un nuovo Castrovilli (magari non subito ma non manca molto), un nuovo Gonzalez (a meno di stravolgimenti sul mercato). E magari un nuovo Jovic, oramai ambientato, che si è scrollato di dosso i dubbi esistenziali. Una nuova Fiorentina, con Italiano padrone della situazione, che può puntare a vincere la Conference League. E magari anche la coppa Italia. Ai posteri…

Editoriale a cura di Stefano Borgi

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