Repossi: “Dal Milan ad un bar in Liguria. Il calcio era diventato un incubo. Ed ha alzato una Champions”
Scrive Cronache di Spogliatoio, «Vedi quel ragazzo con una Champions League in mano? Sono io». Inizia così la chiacchierata con Andrea Repossi: «È una serata celebrativa, in campo entrano sette ragazzi, ciascuno ha una delle sette Coppe in mano. Il Milan ha scelto me. C’è Ancelotti in mezzo al campo che canta e io ero lì. A volte mi guardo ancora su YouTube. Con me c’era mio padre, s’è commosso quando hanno messo I migliori anni della nostra vita, di Renato Zero».
Repossi giocava nel Milan: «Anni belli, da piccolo non li vivi come quando sei adulto. Andavo a scuola, mia mamma mi aspettava fuori con succo e crostatina e andavamo a Linate, il Milan s’allenava lì». Repossi ha 26 anni, a causa degli infortuni ha smesso di giocare a calcio e ora si divide tra Lombardia e la Liguria. A Varese ha giocato con l’ex atalantino Michele Ferri, ha incrociato Marino Defendi, Guido Marilungo e l’ex laziale Modibo Diakitè: «Con lui ho preso casa a Terni, per me è come un fratello e ci sentiamo almeno una volta a settimana». Ma niente calcio, adesso. Piuttosto, un locale che dà sullo splendido mar Ligure, ad Alassio: «Abbiamo aperto a dicembre, a novembre ero a Milano dai miei, eravamo chiusi».
Chi è Andrea Repossi? «Nasco a Magenta nel 1996, poi faccio quattro anni di giovanili al Milan – racconta a Cronache – dove ho giocato con Davide Calabria e Christian Maldini (fratello di Daniel Maldini, nda), ci allenavamo a Linate e poi Vismara dove s’allenano ora. Dovevo andare a Brescia e invece ho fatto il mio primo anno di Serie D a Inveruno, da fuoriquota. Ho iniziato il percorso nel calcio; pensa c’era una decina di persone a vedere la partita». E sorride: «Poi passo a Varese, faccio bene e a gennaio vado in Serie B alla Ternana. Quindi un prestito a Catanzaro e rientro a Terni. Nel mentre, però, ho iniziato ad accusare problemi al ginocchio». Così nel 2021, a 25 anni, Andrea Repossi decide di ritirarsi: «Ho fatto due interventi al legamento crociato. A Terni stavo rientrando, ma il ginocchio mi dava fastidio. A me piaceva scattare, sterzare. Sentivo dolore. Non era più un sogno, era un incubo. Non ero più mentalmente libero di giocare. Chiudo la carriera in Serie D, a Gozzano. Non ero più spensierato e non facevo la differenza. Anziché restare a tutti i costi nel calcio, ho preferito buttarmi in qualcosa di concreto, che mi venisse buono in futuro».
Così nel 2019 Andrea Repossi inaugura il TwentySeven. «Il padre della mia ragazza voleva aprire un locale in Liguria, ad Alassio. Mi chiede come chiamarlo, io suggerisco Ventisette. Era il numero di maglia che avevo a Catanzaro, l’ho preso perché è il giorno in cui mi sono fidanzato con la mia ragazza. Facciamo dieci anni a febbraio. Suo padre mi dice: “Okay 27, ma mettiamolo in inglese”. Twentyseven. “Mi suona bene”. Tanti clienti oggi mi chiedono come mai il 27 e sto lì a spiegare la storia», racconta Repossi a Cronache. E se gli chiedi perché proprio Alassio, risponde: «È stata la nostra prima vacanza, da ragazzini. Ad Alassio andavo già da piccolo con mia nonna. Ci abbiamo portato i genitori della mia ragazza e suo padre mi ha detto: “Sai, mi piacerebbe aprire qualcosa insieme”. Ora abbiamo uno chef e un barman che ha vissuto 12 anni in Inghilterra. Io faccio cassa e parlo con le persone». Non una novità, per Repossi: «I miei genitori hanno un bar tabaccheria ad Abbiategrasso, dov’è nato Abbiati. È un locale storico, ha 104 anni ed era di mio nonno».
Andrea Repossi ricorda bene il 17 marzo 2018: «Il mio esordio in Serie B, in Ascoli-Ternana. Mi aspettavo sarebbe arrivato il mio momento, il mister mi aveva richiamato più volte in settimana, ero teso ma contento. Abbiamo perso, ma è una grande soddisfazione ripagare i sacrifici miei e dei miei genitori. A fine partita, presi il telefono in mano, mio padre mi aveva inviato la foto del televisore con me inquadrato. Quella foto ora è una gigantografia e si trova nel retrobottega della tabaccheria. Mio padre ne è super orgoglioso», prosegue. Con pochi rimpianti: «Senza infortuni, avrei potuto mostrare il mio valore per una decina di altri anni. Ma coi “se” e coi “ma” siamo tutti filosofi. È un peccato. Non sono appagato al cento per cento, ma sono soddisfatto».
Nella carriera da calciatore di Andrea Repossi ci sono insegnamenti di De Canio, Calori e Sandro Pochesci: «E mister Auteri, l’ho avuto a Catanzaro. Era un martello, allenarsi il martedì con lui era tosta, però valorizzava gli esterni, come me. E abbiamo fatto bene, eravamo secondi con una rosa forte, in cui c’erano Fischnaller e Maita che ora gioca a Bari. Era un gruppo unito», spiega Repossi. Dal pallone al bancone: «Non è stato semplice. Siccome ero un calciatore, la gente ha quasi dei pregiudizi. Okay, io giocavo a calcio ma non è che per questo non sono in grado di fare lavori manuali. Poi io sono un tipo senza fronzoli, a casa tagliavo il prato, ora faccio cose che non avrei pensato di fare, tipo passare la scopa o pulire il bagno a fine serata. Dicono: “Quello giocava in Serie B, figurati se si mette a fare una roba del genere”. Io me ne sono sempre fregato».
La nuova carriera di Andrea Repossi, a ogni modo, è una gioia. L’entusiasmo e la soddisfazione di un ex calciatore, che solo a causa degli infortuni ha dovuto smettere, sono gli stessi di quando lui si racconta. Manca solo un dettaglio. Dalle giovanili del Milan con Davide Calabria a un bar, ok, ma quali vip passati per Alassio si sono fermati al TwentySeven? «Ce ne sono tanti – sorride –, Benedetta Parodi con le amiche o il giornalista Mario Giordano. O ancora mister Moreno Longo, che oggi allena a Como. Quando è venuto, allenava a Torino e l’ho conosciuto grazie al bar. Nel 2018, io giocavo in Serie B e lui era il tecnico del Frosinone. Gliel’ho ricordato. “Ecco dove ti ho visto – mi dice – e stasera mi raccomando,lasciami un tavolo per due“». Andrea risponde: «Ma certo mister, ti aspetto».
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