Allo Stadium il solito “Vorrei ma non posso”. La partita con la Juve sacrificata sull’altare della Conference. Da adesso vietato sbagliare

Da un po’ di tempo vanno di moda gli acronimi (dal vecchio TVB al più recente MVP), e noi boomer convinti ci adeguiamo: ecco il MUG, ovvero “Mai Una Gioia”.Chi l’avrebbe mai detto che la Fiorentina sarebbe stata la prima a sperimentare il “fuorigioco geografico”? Ovvero, Ranieri è per mezzo braccio in fuorigioco ma non tocca il pallone, allo stesso tempo però ostacola il difensore avversario. Da qui il fuorigioco attivo non perché devia la sfera, non perché disturba il portiere, bensì perché disturba il rinvio del difensore. Fino a vanificare il gesto tecnico più bello della serata. Peccato, sia perché come atteggiamento e modo stare in campo i viola avrebbero meritato il pareggio, sia perchè quella di Castrovilli (al rientro dopo quasi un anno di inattività) sarebbe stata una bella storia da raccontare. Ma, come abbiamo detto in apertura, MUG, MUG e riMUG. Tanto meno quest’anno.

La Fiorentina meritava il pareggio, lo ribadiamo, anche se (una volta di più) tutta la mole di gioco e di possesso palla espresso ha cozzato con la consueta sterilità offensiva. Segnatamente nella mancanza di un centravanti (stavolta anche fisica, con Cabral e Jovic in panchina). Il classico “vorrei ma non posso” insomma, leitmotiv delle stagioni gigliate da quando un certo Vlahovic ha abbracciato la causa bianconera. Allo stesso tempo, però, confessiamo una speranza: dopo averla vista stasera compatta, combattiva e sufficientemente organizzata, diciamo che questa Fiorentina può battere il Braga. E proseguire il proprio cammino in Conference. Eh già perchè… non sappiamo se anche voi avete avuto la stessa impressione ma Italiano, contro la Juve, ha schierato l’undici che tra quattro giorni schiererà contro i portoghesi. Una squadra raccolta pronta a partire in contropiede, senza un centravanti di ruolo, con tre attaccanti veloci (Ikonè, Kouamè e Gonzalez) pronti ad infilarsi nelle maglie avversarie. Ricordiamo che il turno di Conference si gioca andata e ritorno, ed anche un pareggio in quel di Braga non sarebbe da buttare via.

Permetteteci, in chiusura, una constatazione ed un rimpianto: da giovedì prossimo (ed anche dal 4 aprile con la semifinale di Coppa Italia) è vietato sbagliare. Il campionato è andato, e non da ora, la Conferenze resta invece un bersaglio concreto, da non fallire assolutamente. E poi, cari i miei calciatori che si impegnano solo negli appuntamenti importanti (compreso stasera), la zona retrocessione è a “soli” 10 punti, in attesa del Verona-Salernitana di domani sera. Anche in questo caso ci ripetiamo: da adesso, vietato sbagliare. Dal prossimo impegno contro l’Empoli, vietato sbagliare. La Fiorentina 2022-2023 non sarebbe la prima né l’ultima a pagare il reato di sottovalutazione del problema. Chiudiamo col rimpianto: che belli i tempi nei quali la settimana di Juve-Fiorentina (o di Fiorentina-Juve) era definita la “settimana santa”. Che belli i tempi nei quali tutta una città si compattava a fianco della squadra per sconfiggere il nemico. Che belli i tempi, infine, nei quali contro la Juve giocava l’undici migliore, senza magheggi, improvvisazioni, esperimenti che assimilassero la Juventus ad un normale Verona, piuttosto che il Lecce o lo Spezia. Ecco, tutto questo oggi non c’è piu. In settimana si è parlato solo delle esternazioni di Commisso e di quanto manchi un centravanti. La città si è quasi dimenticata che oggi c’era la Juve, tanta è la rassegnazione a quella che viene vissuta come una sorta di mediocrità. Magari aurea, ma sempre di mediocrità si tratta. Lo stesso Italiano ha messo in secondo piano la sacralità dell’evento ed ha provato soluzioni nuove: Ranieri e non Martinez Quarta (l’ex pianticella, tra l’altro, è stata tra i migliori), l’assenza di un centravanti (nonostante ne avesse due in panchina), il tridente offensivo fatto di velocisti senza posizioni fisse. Certo, se il destro di Castrovilli fosse stato buono saremmo qui a glorificarne le intuizioni, ma si sa… il calcio è fatto di episodi, ed allora caro mister ce lo conceda: quanta nostalgia per lo Juventus-Fiorentina da Champions di Osvaldo e Papa Waigo, oppure per quello più operaio firmato Cecconi e Passarella, o ancora per quello immaginifico di Mohamed Salah. Allora c’era un traguardo, un obiettivo, un’intenzione… oggi, al massimo, c’è un illusione. Quella che un giorno, forse, torneremo grandi.

Editoriale a cura di Stefano Borgi

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