Jankto grazie per essere te stesso! Il machismo tossico del calcio va sconfitto
E’ notizia di qualche ora fa quella della “confessione” dell’ex Sampdoria Jakub Jankto: “Sono gay e non voglio più nascondermi”.
Jankto non è il primo a rivelare la sua omosessualità
Il primo in assoluto fu Fashanu nell’ottobre del 1990, poi l’australiano Josh Cavallo ed infine Jakub Jankto: giocatore ex Ascoli, Sampdoria ed Udinese. Il calciatore classe ’96, attualmente in forza allo Sparta Praga in prestito dal Getafe è un nuovo simbolo dell’omosessualità nel calcio.
Il machismo tossico da sconfiggere
Retorica? Può darsi, ma ciò che è certo nel calcio, da sempre, è l’idealizzazione di un super uomo, di “cose di campo” di non essere delle “femminucce” nelle sconfitte e che la fatica è per i deboli. Ed invece no. Diamine no. Finalmente un altro calciatore ha il coraggio e poi… Coraggio di che!? Di divulgare il proprio orientamento sessuale, e già che fa notizia dovrebbe farci comprendere quanto ancora siamo indietro sull’argomento in questione. Meglio che se ne parli ovviamente, e meglio che tutti si sentano liberi di dirlo a voce alta, rivendicando un principio solido in una società civile: la libertà.
La mentalità deve cambiare
Perché un calciatore omosessuale dovrebbe essere diverso da un etero? Forse gioca peggio? No. Ed il parallelo metaforico è presto fatto: se il vostro medico si rivelasse omosessuale non vi fareste più curare da lui? Beh in un certo senso il principio è lo stesso, ovviamente forzando il ragionamento, ma non cambia assolutamente niente. Quindi grazie Jakub Jankto, sperando che il tuo gesto cambi un po’ di mentalità nella concezione dell’uomo sportivo, dell’uomo calciatore anzi… Dell’uomo.