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Torino, Eraldo Pecci compie 68 anni. Le frasi cult di “piedone”

Il regista del Toro scudettato celebre per le sue battute di spirito: “Il mio piede non era così grande in senso assoluto, ma il 43 diventava enorme visto che ero alto 1 metro e 20″

Perché, in campo dovrei correre? La terra è rotonda, la palla pure, sono sicuro che prima o poi passerà dalle mie parti“. Basterebbe questa spassosa battuta per raccontare Eraldo Pecci, leggendario centrocampista dell’ultimo Torino scudettato, che oggi spegne 68 candeline. Protagonista indiscusso della squadra di mister Radice, Pecci arrivò in granata dal Bologna nell’estate del 1975 e si impose in cabina di regia grazie ad un’incredibile intelligenza tattica: la corsa non era la sua miglior dote, ma un’eccellente rapidità nelle letture gli garantì stagioni di alto livello anche alla Fiorentina (dove si trasferì nel 1981 con Graziani) e al Napoli di Maradona. Soprannominato affettuosamente “piedone” dai tifosi del Toro – il 43 era effettivamente sproporzionato per un ragazzo di 172 centimetri – Pecci è stato anche editorialista, telecronista della Nazionale maggiore e commentatore TV dopo il ritiro, ed è celebre per le sue battute di spirito e le frasi ad effetto, che lo caratterizzarono anche nella sua carriera da calciatore. Ne riportiamo alcune di seguito.

Eraldo Pecci: "Radice cambiò il modo di giocare"
Eraldo Pecci (fonte: Ansa)

Pecci, l’estroso che divenne “estronso”. Regista visionario e comico mancato. Ecco alcune sue frasi celebri

  • Al Bologna, durante un allenamento, Pecci si mette a trotterellare in mezzo al campo sotto gli occhi del tecnico Bruno Pesaola. «Mister, lo sa che sono estroso», gli dice. «No – gli risponde Pesaola altrettanto svelto di pensiero -, lei è un “estronso».
  • Quella sera feci una sorpresa alla mia ragazza, ma da lontano la vidi con un tizio. Anche lei mi vide, era imbarazzata. Me ne andai, e mentre infilavo in macchina pensai che a Torino sarebbero stati fieri di me: ero del Toro da due ore e avevo già le corna“. (Museo del Toro e della Leggenda granata).
  • Sul campionato 1975-1976, concluso con la conquista dello storico scudetto, Pecci racconta: “Ad un certo punto avevamo cinque punti di svantaggio dalla Juve, improvvisamente perdettero tre partite di fila, mentre noi ne vincemmo altrettante compreso il derby. Fu li che operammo lo storico sorpasso… […] Se devo essere sincero non ho saputo apprezzare pienamente quello scudetto, quando sei giovane e hai tutta la carriera davanti pensi che tutto ti sia dovuto. Oggi mi accorgo che è stato un qualcosa di straordinario, pensiero che si amplifica pensando al gruppo dei miei compagni, giocatori straordinari e di grande livello. Da Salvadori a Graziani, Pulici, Castellini, Mozzini… eravamo un grande gruppo“.
  • In un’intervista del 2021 al Corriere di Bologna, Pecci ha descritto così il suo calcio: “Le squadre cambiavano due giocatori a stagione, e si rimaneva compagni anche per dieci anni. Si cresceva insieme, con le famiglie. Il calcio era nelle storie di un magazziniere e di un massaggiatore, dei quali la gente non sapeva nulla. La cosa più bella era quando ti fermavano per strada e ti dicevano “Ciao Eraldo” e ti facevano sentire uno di loro. Un patrimonio inestimabile. […] Uscivi dal Filadelfia e parlavi con le persone, accarezzavi un bambino al quale piaceva da matti giocare a pallone, incontravi il nonnetto che aveva conosciuto Valentino Mazzola, un altro che era stato sulle ginocchia di Bacigalupo, o quello che ti diceva che Bulgarelli era il più grande calciatore al mondo. Oggi il calcio si è allontanato dalla gente. È un peccato”.
  • Su Maradona: “Lui era venuto al campo direttamente dal paradiso. Ha portato il verbo del calcio sulla terra: un ragazzo sensibile e disponibile. Mi spiace che qualcuno invece di celebrarne la storia, si sia soffermato sui difetti. È la natura umana, purtroppo. Siam fatti così“.
  • Sul soprannome di “Piedone”: “Non era così grande in senso assoluto, ma il mio 43 di piede diventava grande visto che ero alto 1 metro e 20… Quando qualcuno scherza con te significa che c’è vicinanza nei tuoi confronti, vuol dire che vuoi bene alla persona con cui scherzi“.
  • Il Toro è storia. Il Toro è Superga, il Toro è Valentino Mazzola, il Toro è Gigi Meroni, il Toro è Giorgio Ferrini: se la mettiamo su questo piano è difficile trovare squadre che lo battano; se invece la mettiamo sui risultati, allora è diverso“. (Intervista di Lorenzo Fabiano, corrieredibologna.corriere.it, 24 settembre 2021).
  • Incontrando Maradona sul pianerottolo di casa (abitavano nella stessa palazzina a Napoli): “Ah Diego, quando vuoi imparare a palleggiare anche col destro, dimmelo che ti aiuto io”.
  • Gigi Radice durante un allenamento del Torino disse: “Fuori i coglioni!“. Eraldo Pecci a Patrizio Sala: “Guarda che dice il Mister che devi uscire” (Beppe Viola).
  • Racconta l’ex arbitro Alberto Michelotti: “Una volta, in un Perugia-Torino, Pecci continuava a beccarsi con Bagni, altro peperino. All’ennesimo fallo, Eraldo si rialzò e dette un manrovescio a Bagni. Non feci in tempo a estrarre il cartellino rosso che mi disse: “Vado, Alberto. Vado fuori“. E un attimo dopo, passandomi davanti: “Alberto, una, mi raccomando“. Una giornata, voleva dire: cioè, non calcare la mano, nel referto. E io sono stato bravo: “La sua mano incocciava il volto dell’avversario” ho scritto. Una sola giornata”.
  • Su Gianni Mura, che scrisse la prefazione al suo libro: “Il Toro non può perdere” (Rizzoli, 2013): “Cinque sue righe di prefazione dicono di più delle 180 pagine del mio libro per cui leggete quelle e buttate tutto il resto”.
Pecci: «Juve, Allegri non è il problema»
Eraldo Pecci (fonte: Avvenire.it)