Dammi 33 parole… ma che ci sia Napoli campione: il punto più dolce del mondo

Photo LiveMedia/Ettore Griffoni Udine, Italy, May 04, 2023, italian soccer Serie A match Udinese Calcio vs SSC Napoli Image shows: Napoli supporters with Maradona flag LiveMedia - World Copyright

Parlare di Udinese-Napoli, questa sera, con il Napoli che è riuscito a riprendersi il tetto d’Italia dopo 33 anni, sarebbe superfluo, ma vanno dati dei meriti: a Sottil e la sua squadra per essersela giocata, alla squadra di Spalletti per averci creduto, non solo nel pareggio, ma in generale nel poter portare a casa il campionato. Meriti a De Laurentiis, perché ci vuole prima di tutto coraggio a prendersi una squadra dalla Serie C e portarla ad avere prima una dignità, poi la sensazione di poter dominare, come fatto quest’anno. Avere anche il coraggio di cedere giocatori che hanno fatto da scheletro della squadra che aveva sfiorato lo scudetto e prenderne altri meno affermati, dichiarando prima del ritiro a Dimaro di voler vincere, in un clima di contestazione totale dove il motto prediletto era l’A16.

Photo LiveMedia/Ettore Griffoni Udine, Italy, May 04, 2023, italian soccer Serie A match Udinese Calcio vs SSC Napoli Image shows: Napoli’s Victor Osimhen celebrates after scoring a goal LiveMedia – World Copyright

Potrei stare a sciorinare formazioni dal sapore epico, con nomi esotici come Garics, Bogliacino, Simone Bonomi che si fa espellere contro l’Avellino in finale play-off e restiamo un altro anno in C, El Pampa Sosa, ultimo 10 a segnare nel Napoli, non a caso argentino, Calaiò, Trotta, che segnò un gol fondamentale per la risalita in A; giuro, potrei ricordarli tutti e mettermi a scrivere mentre rido ripensando a quel periodo, bambina con mio padre che sentiva più di me il calcio e ora è quasi il contrario. Si parte dai gregari per arrivare a Lavezzi, Higuain, core n’grato, Hamsik, Cavani, Insigne, Mertens e poi arrivare agli eroi di oggi: Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia. Un mantra, il nuovo mantra da stampare in mente, tra le formazioni più iconiche. Un georgiano, un sudcoreano e un nigeriano: sembra l’inizio di una barzelletta di pessimo gusto, ma sono le nazionalità dei giocatori che nessuno si aspettava, non così, non con questa continuità. Il Napoli degli umani, il primo Napoli umano perché Maradona era comunque una spanna sopra in un campionato di semidei. In estate sembrava che il Napoli fosse prossimo alla retrocessione, invece si trova sul tetto d’Italia dopo 33 anni e, fondamentalmente, senza una vera rivale, con il rispetto dovuto a tutte le squadre di Serie A. Posso dirlo? Dammi 33 parole… ma che ci sia Napoli campione. Grazie a Ventura, a Reja, a Donadoni, a Mazzarri, a Benitez, a Sarri, ad Ancelotti, a Gattuso, a Spalletti per sempre. Infine, grazie a mio padre per avermi messo vicino a lui a vedere una partita di calcio per puro divertimento di una bambina di 5 anni, di avermi fatto vedere una partita del Napoli e aver fatto iniziare tutto questo: grazie.

di Simona Ianuale