Spalletti: “In Serie A pochi giocatori convocabili. Clausola Napoli? Decisione corretta”

Scrive Sportmediaset, dopo tante polemiche è l’ora del campo. L’era di Luciano Spalletti come ct della Nazionale comincia ufficialmente e il nuovo selezionatore è presentato in conferenza stampa dalla federazione: “Essere qui è una emozione indescrivibile e una grandissima responsabilità – ha commentato il ct -. Cerco la felicità in Azzurro e per farlo devo rendere tutti felici”. Sulla clausola con il Napoli: “Niente mi farà cambiare idea dal fatto di aver preso la decisione corretta. Spero si trovi una soluzione che vada bene a tutti”.

“Grazie alla Federazione e al presidente Gravina per avermi dato questo incarico – ha esordito Spalletti -. Sono stati giorni intensi in cui mi sono state date tante cose per darmi gli strumenti per svolgere il mio ruolo. Ho passato tantissimo tempo qui a Coverciano, l’Università del calcio, ma essere qui come ct della Nazionale è una emozione indescrivibile e un sogno che parte da lontano. Spero di far rinascere quel sogno di poter portare con orgoglio la bandiera italiana a festeggiare a tutte le migliaia di bambini che guardano la Nazionale”.

Quanto tempo c’è voluto per accettare l’incarico?
“Il presidente Gravina ha visto in meno la determinazione che ho nell’accettare l’incarico. Sono stato felicissimo già dalla prima chiamata ricevuta”.

Photo LiveMedia/Ettore Griffoni Udine, Italy, May 04, 2023, italian soccer Serie A match Udinese Calcio vs SSC Napoli Image shows: Napoli’s Head Coach Luciano Spalletti gestures LiveMedia – World Copyright

Si aspettava che la vicenda col Napoli si risolvesse più rapidamente?
“Napoli è stata una esperienza bellissima. La città, i tifosi e la squadra sono stati qualcosa di travolgente, più di quanto uno possa aspettarsi. Ho un ricordo bellissimo ovviamente, ma per quanto riguarda la clausola niente mi farà retrocedere dal pensiero di aver preso la decisione corretta. Ci sono delle cose da mettere a posto, stanno lavorando gli avvocati e spero si arrivi il più velocemente possibile alla migliore soluzione per entrambe le parti”.

Cosa cerchi in questa esperienza con la Nazionale? Di cosa ha bisogno questo gruppo?
“Cerco la felicità, è questo ciò di cui abbiamo tutti bisogno. Non riesco di solito a essere felice da solo, o per qualcosa che riguarda me stesso. La mia felicità riflette verso gli altri, se la gente intorno a me non è felice non riesco neanch’io. Napoli e i napoletani sono stati la mia felicità. Questa cosa è da chiarire subito coi calciatori, perché loro devono essere felici di vestire questa maglia e solo così possono dare il meglio in campo. Abbiamo una storia importantissima e voglio vedere appartenenza per questa maglia perché non è una divisa qualunque, la maglia del club deve sempre andare sotto a quella della Nazionale perché è una cosa importante e non tutti la possono vestire”.

Il criterio delle convocazioni?
“Dobbiamo giocare due partite fondamentali e quindi ci serve spessore internazionale ed esperienza. Non voglio avere un numero esagerato di giocatori perché poi dispiacerà dover mandare qualcuno in tribuna. In questo momento qui è fondamentale guardare il minutaggio, perché è diverso adesso rispetto a dicembre. Verratti e Jorginho non li ho chiamati perché non avendo mai giocato è impensabile convocarli. Non conta il nome, ma il comportamento e quello che accade”.

Com’è la situazione del calcio italiano tra stranieri e rapporti coi club?
“Io conosco le difficoltà dei club con le convocazioni della nazionale, ma devono sapere che il bene della Nazionale è il bene di tutto il calcio italiano. È una cosa che gli viene restituita e non si deve essere in contrasto. Con gli allenatori cercherò di avere un rapporto continuo e ho già iniziato a chiamare qualcuno. Non sono molti i giocatori convocabili che giocano in Serie A, la percentuale non è buona. Bisogna andare a prendere ciò che troviamo anche da altre parti del mondo, non conta il documento ma la voglia di far crescere e rappresentare il nostro calcio”.

Prende in eredità la Nazionale campione d’Europa o quella che ha fallito l’accesso al Mondiale?
“Io prendo in eredità la storia di questa Nazionale, non i risultati. Da Mancini eredito una buona Nazionale, ha vinto l’Europeo e ha un record di imbattibilità avendo lanciato molti giovani. Ha fatto un lavoro imponente anche nella ricerca di talenti che possono esserci utili. Bisogna cancellare l’amarezza dei risultati negativi che sono successi, prendendo le distanze dal pensiero di far parte di un calcio minore. Dobbiamo cercare di fare un calcio che piaccia a tutti e trovare la giusta via di mezzo”.

Chi può essere il leader della sua Nazionale?
“Di leader non ne basta uno solo perché ci sono delle nazionali fortissime e giocatori importanti. Ci saranno calciatori con più esperienza e meno timidezza, perché questa è una difficoltà caratteriale che i calciatori a volte si portano al campo. La responsabilità in alcuni momenti ti schiaccia, ma è necessaria per essere persone forti. Questo incarico da ct ha la responsabilità massima per me, la Nazionale è una cosa veramente importante e a me fa piacere averla altrimenti non saprei dare il meglio di me”.

Le serve un regista puro nel suo calcio?
“Ne ho più di uno, ma va messo nel giusto contesto. Giochiamo con la difesa a quattro e alcune scelte sono state fatte per questo motivo visto che la maggior parte ormai gioca a cinque. Quelli che giocano a tre non hanno difficoltà a sposare il nostro calcio, perché vogliamo andare a prendere l’avversario e la palla. Nel calcio contano solo pressione e costruzione, il resto viene di conseguenza”.

Nel Napoli aveva il centravanti più forte mentre in Nazionale è un problema: cosa ne pensa?
“Ho scelto Raspadori, Immobile e Retegui. Ce ne sono in Italia di centravanti, non ho chiamato Kean e Scamacca per il minutaggio. Poi dipende dalle caratteristiche che cerchiamo nel nostro modo di giocare e dall’avversario. Le potenzialità ci sono là davanti, poi abbiamo giocatori che da altre posizioni possono fare anche il ruolo da attaccante centrale. Sicuramente c’è un lavoro da fare ed è normale che sia così. Mi fido molto di me stesso, ma altrettanto dei miei collaboratori”.

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Lisa Grelloni

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