Editoriale a cura di Stefano Borgi
Le partite si vincono a centrocampo, recitava un vecchio adagio. Che, per la proprietà transitiva, potremmo modificare in: “Le partite, oltre che vincerle, si perdono a centrocampo”. Ecco, contro il Ferencvaros Italiano è riuscito ad ottimizzare entrambe le versioni: nel primo tempo schiera il duo inedito (ma Vincenzino caro, come si fa a creare un centrocampo dall’oggi al domani?) Maxime Lopez-Mandragora e perde la partita, nel secondo (anzi… al 60′, sempre troppo tardi) entra Barak ed esce l’ex-Torino, soprattutto entra Arthur ed esce il francesino (a dir poco nullo e spaesato) e pareggia la partita. Che, per come si era messa, è stato come vincerla. Cosa vogliamo dire con questo? Che senza Arthur non c’è Fiorentina. Qualcuno cantava: “è qui la festa?”, no!!! Rispondiamo noi. Senza Arthur non c’è nessuna festa. Non è colpa di Maxime Lopez, è merito del brasiliano, e del resto le frequentazioni (alcune brevi ma significative) con Barcellona, Juventus e Liverpool, oltre alla nazionale verde oro, conteranno pure qualcosa. Insieme ad Arthur ci mettiamo Parisi: ci perdonerà Biraghi ma al momento il confronto tra i due è impietoso. Troppo superiore la gamba, la garra, la reattività, sul lungo e sul breve, del piccolo Fabiano. Tanto che ci viene in mente il passaggio di consegne che avvenne tra Pancaro e Pasqual: ora, Biraghi non è a fine carriera come lo era l’ex-Lazio, ma la distanza tra i due è simile, e non può risolversi che con la promozione a titolare di Parisi e l’esclusione di Biraghi. Con buona pace della fascia da capitano.
Esaurita la pratica Ferencvaros, si apre quella relativa al Napoli… fra soli tre giorni. Ricordate Inter-Fiorentina? Waterloo viola con Italiano che ammise l’errore di schierare la stessa squadra che aveva impattato 2-2 a Genk, confidando nell’adrenalina che (negli stessi interpreti) avrebbe provocato il palcoscenico di San Siro. Tra l’altro prima della sosta. Trascinate il tutto un mese dopo: solito 2-2 in coppa, solita gara di cartello (stavolta contro il Napoli), solita location prestigiosa (il “Maradona”), sempre prima della sosta. Ecco, se Paganini non ripeteva neppure Italiano lo deve fare: fuori Quarta, Biraghi, Maxime Lopez, Mandragora, Sottil, Beltran, Bonaventura e Gonzalez, dentro Milenkovic, Parisi, Arthur, Duncan, Brekalo, Ikonè, Barak e N’Zola. Unico dubbio la mancanza in contemporanea di due leader tecnici e mentali come Nico e Jack… bah, scelga Italiano chi è meno stanco, chi è meno esaurito, ma in casa dei Campioni d’Italia serve fiato, gamba e lucidità. Oltre ad una grande motivazione. A buon intenditor…
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