Caputo: “I 50 giorni più duri della mia vita, so io quello che ho passato con Sofia. Ora vedo molte cose con un altro occhio”

Fonte foto: profilo Instagram Caputo

Scrive Gianlucadimarzio.com, prima di iniziare a raccontare lo ha fermato Andreazzoli. “Mi ha detto: ‘Ciccio, solo a guardarti mi viene la pelle d’oca per quello che hai detto dopo la partita. Ho figli e nipoti e posso capire cosa hai passato’”, così Francesco Caputo a Gianlucadimarzio.com, autore del primo gol dell’Empoli nella vittoria contro la Fiorentina. Il primo stagionale dopo l’estate più dura della sua vita.

 “Il gol per un attaccante è sempre importante, ma stavolta è una rete speciale. È uno dei gol più significativi che ho fatto. Ha portato la squadra in vantaggio e abbiamo vinto il derby che è importante per i tifosi. Ma sapete tutti la dedica che ho fatto dopo”. 

Il riferimento è a sua figlia Sofia, che a maggio scorso è rimasta per 50 giorni ricoverata in ospedale. “Non avevo mai vissuto una cosa del genere. È stata veramente complicata. Sia per mia moglie, che per gli altri 2 suoi fratellini. Uno psicologo ci ha consigliato di riportare la bambina un po’ in Puglia dai parenti, perché la mia famiglia viveva ancora a Genova quando è accaduto. In Puglia però la situazione è peggiorata e siamo stati costretti a ricoverarla all’Ospedaletto di Bari. Volevo ringraziare il presidente Corsi che mi ha chiamato tutti i giorni per sapere le condizioni della bambina, il direttore e il mister Zanetti che mi ha dato la possibilità di stare a casa senza mai mettermi i bastoni tra le ruote. Ringrazio tutto il mondo Empoli, tutte le persone che sapevano, perché hanno mantenuto la cosa riservata per tutelare la bambina. Non è stato facile, ma è stata brava lei a non mollare. Non nego che c’è stato un momento in cui ho pensato di mollare tutto”. 

Stop. Ciccio si ferma, si porta la mano sugli occhi e abbassa la testa. Un respiro profondo e quando se li scopre sono lucidi e arrossati. Si toglie la felpa per rimanere in maglietta e chiede di aprire la finestra. Una bottiglietta d’acqua e un fazzoletto posati sul tavolo accanto al telefono ci faranno compagnia da questo momento in poi. “So io quello che ho passato. È difficile, ma il peggio è alle spalle”, le prime parole quando Ciccio riprende a raccontare, accompagnate da un sorriso smorzato di chi ricorda bene quei momenti, ma è consapevole di averli superati. “Avevo pensato di smettere dopo 20 giorni, ma non avevo detto niente a nessuno”. 

Un ruolo fondamentale in quel periodo lo ha avuto una persona: “Il dottor Gagliardi del reparto di neurologia. Da quando ha preso in carico la bambina è sempre stato positivo. Lui gioca a calcio con gli amici e mi faceva spesso delle battute per tirarmi su, ricordo che mi chiese quando avrei dovuto iniziare il ritiro e mi disse di chiedere una settimana in più alla società. Era convinto che la situazione sarebbe migliorata da un giorno all’altro, perché era una patologia che aveva già curato. Grazie a lui non ho preso una decisione affrettata, giusta o sbagliata non lo so, ma mi ha dato quella forza per andare avanti che è un messaggio anche per mia figlia: in un momento di difficoltà siamo ripartiti. Grazie a lui, la bambina è uscita dall’ospedale il 9 luglio, l’Empoli è andato in ritiro il 10 e avevo chiesto la possibilità di rientrare il 17. Ora posso dire che mia figlia è tornata a scuola, a vivere e a sorridere, per fortuna è andato tutto bene. Non è stato facile farglielo capire, perché non ricordava nulla. Ora sta iniziando a metabolizzare piano piano ciò che è successo”.

Da leader dello spogliatoio e in campo nell’Empoli a roccia sulla quale appoggiarsi per sua moglie e i suoi figli. Il numero 9 sospira e beve un altro sorso d’acqua, prima di spiegare le difficoltà vissute e la prova alla quale è stato sottoposto: “In quei 50 giorni sono stato il punto di riferimento per la mia famiglia. C’è stato un momento in cui è stata veramente tosta: nel reparto in cui era ricoverata potevano starci solo i genitori. Non mi sono neanche potuto allenare in vista del ritiro. Quando mia figlia ci ha dato i primi segnali, mi sono detto che dovevamo ripartire tutti. Lei stava reagendo e ci ha dato la forza per non chiuderci e mollare.Sono stato vicino a mia moglie: le dicevo di non preoccuparsi, che Sofia sarebbe tornata e alla fine ce l’abbiamo fatta. Siamo ripartiti, ma solo ora inizio a essere tranquillo e libero di testa. Adesso non ho più alibi, ma la prima parte di stagione non è stata facile”.

Dopo la vittoria nel derby dell’Arno e il messaggio in tv, Caputo ha rivisto la sua Sofia a casa. “Mi ha aspettato sveglia e mi ha abbracciato. Mentre tornavo a casa, mi ha scritto un messaggio su Whatsapp: “Pà sei la mia vita”. Non ti nego che da quando ho vissuto questa situazione vedo molte cose con un altro occhio. Al primo posto ci sono i figli. Non che prima non ci fossero, ma quando ti toccano personalmente queste cose ti rendi conto quali siano davvero le priorità”.