Articolo a cura di Giammarco Probo
Dopo l’addio di due grandissimi pilastri nerazzurri come Brozovic e Handanovic nella sessione di mercato estiva, la società’ dell’Inter ha deciso di affidare ufficialmente la fascia da capitano a Lautaro Martinez. Il numero 10 nerazzurro non si è lasciato assolutamente fregare da “paure, incertezze o altri dubbi” anzi, proprio come dice il suo soprannome “IL TORO” l’attaccante allenato da Simone Inzaghi è partito alla grandissima segnando in ogni partita o quasi. L’ex Racing è diventato il primo giocatore nella storia della Serie A in grado di segnare quattro gol entrando dalla panchina. Un record che lo porta attualmente a 12 gol in campionato in 11 partite, numeri da bomber puro, da vero fuoriclasse.
Ma limitarsi a questo, nel parlare di Lautaro è un grande errore, perché il Toro oltre ad essere uno straordinario attaccante, in questo momento è l’Inter, leader assoluto di questa squadra, lo ha dimostrato dalla prima giornata contro il Monza fino a quest’ultima contro l’Atalanta con una rete a dir poco spettacolare che solo fenomeni come lui riescono a fare. È un vero numero 10, trascinatore, capitano, beniamino dei tifosi ma soprattutto leader nello spogliatoio, cosa che mancava da tempo in una squadra come l’Inter, infatti bisogna tornare parecchio indietro per identificare un giocatore nel quale i tifosi erano così innamorati e legati.
Per capire come Lautaro Martinez sia diventato una bandiera nerazzurra bisogna tornare un po’ indietro nel tempo. Durante il lockdown nella primavera di 3 anni fa circa, il Barcellona voleva e corteggiava l’attuale numero 10 nerazzurro bussando alla porta dell’Inter proponendo ripetutamente ogni giorno un nome da inserire come contropartita o addirittura solo cash per poter convincere la società nerazzurra ad accettare l’offerta degli spagnoli. L’Inter però non fu convinta di accettare queste offerte aiutata anche dalla clausola di 110 milioni messa sul giocatore, nonostante anche Lionel Messi ai tempi del Barça spingeva l’attaccante ad accettare la destinazione blaugrana, ma alla fine il giocatore assieme alla società declinarono l’offerta giurando amore all’Inter.
I mancati addi hanno sicuramente aumentato ancora di più il rapporto tra Lautaro e il mondo Inter. Ma ovviamente c’è di più. Il Toro è cresciuto in carisma e leadership: fondamentale, in questo senso, è stata la vittoria dei Mondiali in Qatar con la sua Argentina, trionfo da cui l’attaccante è tornato con autorevolezza, autostima e fame. Ha iniziato a comportarsi da leader e a parlare da leader ai microfoni. Difende il nerazzurro in anni in cui tante cose sono cambiate attorno: via Conte e con lui Lukaku, poi Perisic e Skriniar, infine ancora Romelu, tornato in prestito un anno prima della telenovela estiva, con la scelta di rompere con l’ambiente nerazzurro. In un calcio in cui tutto è fluido e incerto, in cui parlare di “bandiere” pare utopia, Lautaro non può che essere l’eccezione che fa innamorare i tifosi ma soprattutto l’amore per questo sport.
Lautaro Martinez è stato portato a Milano da Diego Milito nell’estate 2018 ed è stato benedetto da Javier Zanetti, dunque tradizione argentina all’Inter. Nel primo anno era la riserva di Mauro Icardi (altro connazionale), ha trovato spazio dopo la rottura tra l’attaccante e il mondo nerazzurro prima di esplodere in tandem con Lukaku con Conte in panchina. Senza il belga, Lautaro si è dimostrato punta totale e in grado di fare la differenza da solo. Prima era considerato la spalla del belga, ora la squadra si appoggia a lui e lavora per lui. Con i 112 gol segnati in nerazzurro, il Toro è decimo nella classifica dei migliori marcatori di tutti i tempi all’Inter. Vieri e Icardi, rispettivamente a quota 123 e 124, sono vicini. Nyers è a 133, Lorenzi a 143: il primo può essere già raggiunto quest’anno, per arrivare al secondo ci vorrebbe una stagione da capogiro. Ma con questi numeri, Lautaro può arrivare ovunque. E chissà che non possa diventare davvero una bandiera: sarebbe in controtendenza con il calcio di oggi, il paladino di un mondo che sembra non esserci più divenendo sicuramente a breve ma anche in futuro un idolo dei ragazzini e della prossima generazione.
L’autore di questo approfondimento ha svolto il Corso di Alta Formazione in Giornalismo calcistico ed Uffici Stampa presso l’Élite Football Center.
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