Serie A, stop al Decreto Crescita, no proroga. La Lega A furibonda. Ora più italiani nel calcio?
Rivoluzione per la Serie A, salta la proroga del Decreto Crescita per il calcio italiano. Non è previsto infatti nel Decreto Milleproroghe che sarà in vigore dal 1° gennaio 2024, stop dunque a tutte le agevolazioni.
Il Governo in data odierna ha infatti deciso di stralciare la modifica da apportare all’art.5 comma 9 del decreto legislativo xx. La proroga del Decreto Crescita era stata inizialmente prevista per la materia di sport dal 31 dicembre 2023 al 29 febbraio 2024. Come possiamo comprendere dunque i club di Serie A avrebbero avuto due ulteriori mesi in cui usufruirne “solamente se risultavano in regola con il pagamento degli obblighi fiscali, contributivi e previdenziali”. Il beneficio fiscale era una tassazione ridotta dal 45% al 25% per i calciatori provenienti dall’estero. In questo caso sarebbe stata salva la sessione invernale di calciomercato che partirà il 2 gennaio 2024 e si concluderà il 31 gennaio.
Il Decreto Crescita: dal 2019 ad oggi, ecco per cosa veniva utilizzato e chi ne ha usufruito
In Italia è dal 2019 (anno della sua introduzione) che si abusa del Decreto Crescita. Esso è uno strumento che permetteva alle società di calcio di prendere giocatori stranieri con una tassazione agevolata. È dunque un privilegio che non esisterà più, utile alle squadre italiane per competere con i club dei top-5 campionati europei, decisivi soprattutto nell’ottica di disputa di partite di coppe europee (Champions League, Europa League ma anche Conference League). Grazie a quest’agevolazione, che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2023 sono approdati in Serie A Marcus Thuram (all’Inter), Romelu Lukaku (oggi alla Roma), Tijjani Reijnders (al Milan), Matteo Guendouzi (alla Lazio) e molti altri.
È quindi facile comprendere che tra gli effetti portati dal Decreto Crescita c’è quello dell’aumento di calciatori stranieri nella Serie A. Questo ha condotto dunque ad un minor impiego di calciatori italiani, molti costretti a fare il percorso inverso, oppure a militare in Serie A o ancora in Primavera (per chi è molto giovane). La Roma e la Juventus, per fare un esempio, sono due club che grazie a Mourinho e ad Allegri hanno lanciato diversi calciatori italiani, prelevandoli dalla Primavera o dalla Next Generation. Probabilmente con la sua abrogazione, i giocatori italiani aumenteranno in Serie A poiché i club saranno “costretti” per l’alto costo d’acquisto di un calciatore straniero ma allo stesso tempo ne potrebbe risentire l’appeal e la competitività delle squadre italiane.
La posizione della Lega Serie A
La Lega Serie A si era espressa anche in precedenza e non è mancata oggi dopo quella che sembra essere la scelta decisiva del Consiglio dei Ministri sulla cancellazione di questi regimi fiscali.
“Lega serie a A prende atto con stupore e preoccupazione delle indiscrezioni di stampa circolate in serata relativamente alla decisione che il Consiglio dei Ministri avrebbe preso di non approvare alcuna proroga del regime fiscale speciale per gli impatriati lavoratori sportivi.Tale decisione, se confermata, avrà quale unico risultato un esito diametralmente opposto a quello perseguito.
La mancata proroga, come anche illustrato in maniera puntuale e dettagliata in una nota inviata al Governo nei giorni scorsi, produrrà infatti minore competitività delle squadre, con conseguente riduzione dei ricavi, minori risorse da destinare ai vivai, minore indotto e dunque anche minor gettito per l’erario. Dal momento che la proposta di proroga aveva ottenuto il via libera tecnico per essere presentata in Consiglio dei Ministri, il fatto che alla fine sarebbe stata esclusa lascia supporre che sia prevalsa per l’ennesima volta una visione del calcio professionistico distorta e viziata da luoghi comuni fallaci: una visione che purtroppo non tiene conto dello straordinario ruolo economico, oltre che sociale e culturale, che ricopre questo comparto industriale in Italia. Qualora l’esito del Consiglio dei Ministri venisse confermato, la Serie A auspica che il Parlamento possa correggere questo errore che danneggia non solo il calcio italiano, ma tutto lo sport e il suo considerevole indotto”.
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