Eugenio Abbatista si è dimesso dall’AIA: “Non avrò bisogno di felpa e cappuccio per parlare”
Nella giornata di sabato 2 marzo, il collega della sezione di Molfetta, Eugenio Abbatista, si è dimesso con una lettera di sfogo che vi riportiamo qui sotto:
Non c’è una seconda possibilità per destare un prima buona impressione.
Scrivo ora per difendere e non toccare emotivamente chi è in campo, nel Vor e a visionare o supervisionare per i secondi tempi.
A quelli di voi che condividono con me principi di lealtà, giustizia, merito e divertimento, va il mio abbraccio e sincero grazie per quanto mi avete dato in questi anni.
Scendere da un treno in corsa é rischioso.
Scendere da un treno impantanato nel puzzo del pregiudizio, del vittimismo, dell’ingrata non memoria storica è la scelta più sensata che potessi fare.
Lo faccio come ho fatto per il terreno di gioco ringraziando per il dono e l’opportunità, con una sincera e legittima differenza.
Ora la mia priorità è difendere la mia immagine professionale e manageriale, la mia famiglia e dare un insegnamento ai miei figli, che se hai la coscienza pulita sei sempre libero delle tue azioni e deliberazioni.
Non è una protesta la mia, tutt’altro.
È una necessità esclusivamente personale e di amor proprio di far fare pace ad Eugenio Abbattista l’arbitro con Gegè l’uomo e manager, quello che avete conosciuto sui campi, nel Vor, nei raduni, nelle trasferte.
Il Gegè con difetti personali come tutti ma graniticamente retto e irricattabile senza se/ma o millantato credito.
Gegè deve confortare Eugenio Abbattista finito sui giornali con diciture “sotto accusa”, taroccato, etc 3 anni fa e in tv in queste settimane con le stesse diciture anche e sopratutto per dolo e colpa di qualcuno di voi e non solo sia chiaro.
Per le specifiche di dolo e colpa, nomi e prove, ci saranno e ci sono già i legali. Nessun dubbio.
Scendo qui per amor proprio, anything else. Pensate so anche l’inglese!!!
A quelli di voi quasi tutti che stimo e ammiro come uomini mando un abbraccio fortissimo e un arrivederci in ciò che la vita vorrà, agli altri faccio un sincero in bocca al lupo per il dopo “treno”.
L’olezzo non lascia nessuno se non si scende in tempo, ma ci vogliono attributi e moralità, merce rara me ne rendo conto. Non è per tutti. Anzi.
Mi conforta una cosa. Con le mie dimissioni dall’Aia appena rassegnate, ahimè nell’Associazione attuale stuprata da mestieranti della poltrona e del voto servono quelle per essere veramente liberi di essere se stessi e esprimersi, non avrò bisogno di felpa e cappuccio e faccia annerita per parlare come ha pensato di fare qualcun altro.
Farò come avrebbe fatto Stefano Farina con l’old style mai passato di moda e intriso di classe e consistenza, forma e sostanza.
Mi presenterò in giacca e cravatta, mettendoci la faccia, sorridente, determinato, per nulla incazzato di certo sollevato oggi e finalmente sereno in ogni sede anche mediatica a raccontare la mia verità e la verità della quasi totalità di voi presenti in questo gruppo di persone (espressione che prendo in prestito dal nostro capitano, provate a diventare squadra da adesso in poi) e della stragrande maggioranza delle persone per bene e colleghi/e delle sezioni di Italia.
Lascio qui un messaggio anche per le associate e associati di periferia, giovani e non, in carriera e non in campo e non, tutti.
Lo lascio qui perché la sacralità di questo spogliatoio anche “virtuale” per colpa di qualcuno, pochissimi sia chiaro, non solo non è mai esistita spesso é stata violentata, anche live rispetto alle nostre attività, raduni, meet, colloqui etc.
Veicolate pure il mio messaggio e non deludetemi; forum compreso, dove alcuni, sempre pochissimi e facilmente individuabili, avete pensato bene di irridere meravigliosi uomini e donne che ci sono qui e che sudavano e sudano la maglia come voi adesso con Passione e anche Errori sia chiaro, ma che sono il primo momento di crescita di un Arbitro vero, di una donna e di un uomo vero. Siamo fallibili tutti.
E pensare che l’avete fatto non per frustrazione e basta ma per precisa strategia. Ne riparleremo.
Colleghi createvi una vita solida e percorsi di carriera altrettanto seri come l’arbitraggio anche fuori dall’Aia, sarà un buon inizio per un viaggio sportivo e personale in totale libertà.
E magari l’inizio del cambiamento. Quello vero però che deve portare alla tradizione storica della nostra associazione, soprattutto se il “nuovo” significa reati certificati, sportivi e non e minacce più o meno velate. Le ho subite in prima persona e non mi ci sono mai piegato.
E a chi vi dice ci penso Io dite che ci pensate Voi a voi stessi con le uniche cose che premiano, duro lavoro, passione, divertimento, lealtà con voi stessi e leale e serena competizione con gli altri.
Cosi come esultate quando siete promossi accettate come ho fatto io la dismissione o la fine di un percorso, ringraziando e mettendovi a disposizione dell’associazione e non di professionisti dei “ricorsi”. Offendete voi stessi.
Intelligenti Pauca.
Chiudo come ho iniziato. Non c’è una seconda possibilità per destare un prima buona impressione. Scendo qui.
Grazie, mi sono proprio divertito. Vi voglio bene.
Gegè
Fonte: Roba da Arbitri