Flachi: “Rovinato dalla cocaina, ero un predestinato. Sognavo di diventare come Antognoni e Baggio, volevo la 10”

“Da bambino ero gia’ predestinato. Sul finire degli anni ’80 giocavo nell’Isolotto, una squadra di Firenze, sognavo di diventare come i miei idoli che giocavano nella Fiorentina, Giancarlo Antognoni e Roberto Baggio. Volevo la maglia numero 10, quella dei fantasisti che fanno magie… Dicevano di me che ero uno dei talenti piu’ limpidi del calcio anni ’90. Ero famoso per la mia rovesciata, un gesto tecnico pazzo, la metafora della mia vita. Infatti nel 2007 una squalifica per cocaina ha ribaltato tutto… In questo podcast vi racconto come, dopo aver perso tutto, finalmente mi sto riprendendo tutto”. Queste le lucide parole di Francesco Flachi che aprono il racconto di “Vita rovesciata – Ascesa e caduta di un calciatore del popolo” un podcast in 8 puntate, scritto con Matteo Politano’, prodotto da OnePodcast e disponibile dal 12 marzo su tutte le principali piattaforme di streaming audio.

Straordinaria promessa del calcio degli anni ’90, alla stregua di Totti e Del Piero, gia’ dai primissimi esordi Francesco ‘Ciccio’ Flachi viene corteggiato dalle piu’ grandi squadre di calcio italiane. Ma e’ con la Fiorentina che fa il suo esordio in serie A, per poi passare alla Sampdoria dove diventa, non solo una bandiera della squadra blucerchiata, ma anche il terzo marcatore di sempre dopo Vialli e Mancini, con ben 110 gol. Indossando la maglia dei suoi idoli da bambino, Flachi diventa famoso per la sua rovesciata, un gesto tecnico imprevedibile come la sua stessa vita, fatta di duri allenamenti, partite all’ultimo sangue, ma anche di feste, vizi e divertimenti senza regole. Nel 2006, nel momento piu’ alto della sua carriera, una squalifica per calcioscommesse ribalta tutto, innescando una reazione a catena che porta il calciatore a toccare il fondo, mentre urla la sua innocenza: il 2007 e’ l’anno della ‘rovesciata’, ma purtroppo non in campo. È l’anno in cui arriva la prima squalifica dai campi di calcio per uso di cocaina, riconfermata in quanto recidivo nel 2010 per 12 anni durante i quali non puo’ entrare in uno stadio nemmeno per tifare suo figlio. Una battuta d’arresto tremenda, la pietra tombale della sua carriera, che mette fine al ‘sogno’ e lo trascina in una crisi profonda e privata sotto il peso insostenibile dei giudizi. Ma e’ proprio in questi anni che Flachi capisce molto del profondo legame con i tifosi, quelli che cantavano “Francesco Flachi ci fa la rovesciata” alla sua discesa in campo. “I sampdoriani – racconta – li ringraziero’ tutta la vita, mi hanno dato la forza di continuare e rimettermi in piedi, paradossalmente, quando i giornali mi attaccavano e il mondo del calcio mi aveva chiuso le porte in faccia, ho capito cosa significa essere un vero idolo, quando regali gioia alle persone, loro non ti dimenticano”. 

Fonte: Sportmediaset

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