Italia si salvi chi può (quindi poco o nulla a oggi)

Un’ecatombe senza storia che porta a delle riflessioni obbligate. La Nazionale deve cambiare da cima a fondo

De Gregori cantava “non aver paura di tirare un calcio di rigore”. Il grande problema di questa nazionale è andata ben oltre: la paura è entrata in campo, pare, al posto dei giocatori stessi. Una nazionale italiana forse tra le più svilenti degli ultimi 20 anni, battuta dalla non certo invincibile Svizzera. Si può perdere perchè il calcio è fatto di vittorie e sconfitte, ma il rimorso che avrà assalito gli spettatori italiani di Berlino sarà stato tanto. Forse una partita così era meglio vedersela da casa

COLPA PER TUTTI

Inutile cercare alibi, specie quando ti dovresti mangiare il campo da campione d’Europa in carica. Solo 3 i gol in 4 partite, 12 tocchi in area di rigore con gli elvetici (per comprendere meglio: la Germania ne fa 36 in media a partita) per una prestazione che non libera nessuno da colpe. Anzi forse uno c’è: “Santo Gigio” che si presenta davanti le telecamere chiedendo scusa, eppure credici eri l’ultimo a doverti presentare. Dopo 20 anni la nostra nazionale non giocherà i quarti di finale di un Europeo, il che alimenta ancora di più quelle voci dei maldicenti con il “Ma con l’Inghilterra sarà stato un caso?“. Infattibile individuare un colpevole perchè da Spalletti fino a Gravina passando per i giocatori sono tutti diretti mandanti di questo massacro evidente

CAMBIARE

Bisogna partire di nuovo, prendere esempio dal compagno di banco più intelligente. Finché in Italia si percorrerà la strada della gavetta infinita per i giovani, del “farsi le ossa” in Serie C, allora si andrà ben poco lontano. Gravina non ha saputo rifondare un sistema che vede un giocatore di 24 anni relegato ad anni di serie minori, In questi europei francesi abbiamo visto la Spagna di Lamine Yamal (17 anni da compiere), l’Inghilterra di Mainoo (19 anni) o la Germania di Musiala (21 anni). Parliamo di giocatori che hanno più di 30 presenze nei maggiori campionati europei alla soglia dei 20 anni. Nel nostro paese ancora si insegna il tatticismo, il bel calcio per i giovani mentre negli altri si insegna semplicemente a rimanere giovani il più possibile perchè quello porta la gente allo stadio e fa divertire. Sembra la classica frase da italiano medio, eppure serve che i ragazzi in qualche modo riscoprano cos’è il pallone, sappiano che i campionati maggiori non dovrebbero essere solo una cosa da grandi. Il sistema italiano del nostro calcio deve tornare a premiare il talento, buttare il cuore della gioventù oltre l’ostacolo del timore. Sarebbe curioso indovinare quali nazionali sono continue e quale (notare il singolare accusativo) è rimasta stagnante nei suoi errori

Fonte foto: figc.it

RIVEDERCI

Questa campagna berlinese è indigesta e rimarrà una macchia nella storia europea della nostra nazionale. A differenze di quello che dice il CT Spalletti, questo risultato è tanto disastroso quanto lo si racconta. Lo è perché mostra tutta la fragilità di un campionato italiano che coi soli italiani potrebbe forse fare ben poco. Lo è perché mostra tutta l’infantilità di chi è rimasto a casa, non convocato, pensando bene di rimediare alla dèbacle con una storia Instagram o una lamentela da infante. Il sistema di andare avanti, deve ripartire da un Calafiori che non stupisce più, da un Barella ormai portavoce di un centrocampo fatto di ricordi lontani e un Donnarumma come unico top player mondiale. Oggi alle 12:30 parlerà Gravina in conferenza stampa, con la speranza di sentire delle parole che forse da tempo sarebbe ora di pronunciare.

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