Plusvalenze, Juve e Napoli passano al contrattacco: sono due le armi per smontare l’accusa

Palla alla difesa. Juve e Napoli, attese oggi dall’udienza davanti alla Procura federale nell’ambito dell’inchiesta sulle plusvalenze, passano al contrattacco con il chiaro obiettivo di smontare l’impianto accusatorio e, di conseguenza, rendere nulle le richieste di condanna formulate da Chinè. Due sostanzialmente i punti su cui poggia la difesa: il primo è relativo a un vizio procedurale sollevato dai due club – ma ricordiamo che a processo non ci sono solo Juve e Napoli, ndr -; il secondo farebbe leva sull’arbitrarietà dei parametri presi in considerazione dalla Procura federale per stabilire il valore reale dei giocatori e, ovviamente, quantificare le plusvalenze.

Per quanto riguarda il primo punto, secondo le difese vi sarebbe una discrepanza tra le valutazioni della Covisoc, considerata la massima autorità tecnica in tema di controlli sui conti delle società, e quelle della Procura federale. Non solo: Juve e Napoli sottolineano l’esistenza di un documento datato 14 aprile 2021 che evidenzia l’esistenza di un colloquio già aperto allora tra la Covisoc e la Procura in tema di plusvalenze, colloquio che non portò all’apertura di un procedimento ma che, secondo Chinè, avrebbe un’importanza del tutto relativa e non impatterebbe sul processo.

Diversa la questione sull’arbitrarietà dei parametri utilizzati per quantificare il valore dei calciatori oggetto di indagine. Mattia Grassani, legale del Napoli, ha rimarcato come l’utilizzo di un sito, nel caso specifico ‘transfermakt’, rappresenti una procedura fondata su dati asettici. Come a dire: quelli sono parametri ipotetici, la realtà è che in un mercato libero esistono venditori e acquirenti e il prezzo è il risultato di diverse componenti. Tutto logico, e in fondo è proprio questa la debolezza dell’accusa – vale a dire dimostrare che un giocatore non poteva essere valutato tanto, ndr -, anche se è alcune operazioni lasciano in certo senso sconcertati. Ma questa è semmai una posizione, diciamo così, “morale”. Il resto sono fatti e infatti, spiega ancora Grassani, “aderire a una simile ricostruzione frustrerebbe un principio cardine del diritto come l’autonomia negoziale delle parti e l’essenza del ‘calciomercato’, o più modernamente ‘players trading’, che rappresenta una delle attività principale dei club”.

Fonte: Sportmediaset

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