Pepito Rossi: “Soprannome dato da Bearzot, è un onore. Rimpiango di non aver giocato Europeo e Mondiale”
Scrive AM Motori e Stili di Vita, nell’estate dei ricordi del Mundial e delle magie di Pablito, c’è un altro Rossi che tenta l’ennesima ripartenza. È Giuseppe, per tutti Pepito. “Questo soprannome l’ho sempre portato con onore, un po’ perché a darmelo è stato un grandissimo come Bearzot e un po’ perché Pablito è una leggenda del calcio”.
La scorsa stagione si è rimesso in gioco in Serie B, nella Spal…
“A Ferrara ho trovato fiducia e un grande presidente come Tacopina, che è stato l’unico a credere in me. Penso di aver fatto vedere a tutti che sono ancora in grado di fare la differenza. Io non avevo mai avuto dubbi, ma altri sì. Prima di tutto, dopo gli infortuni, contava tornare a giocare e ci sono riuscito”.
Se ripensa a Ferguson?
“Tra tanti ricordi, anche bellissimi, mi viene in mente un aneddoto. Un giorno Ferguson mi chiede: “Giuseppe, qual è la qualità più importante che deve avere un allenatore nei confronti dei propri giocatori?”. Io rispondo: “il rispetto”. Ma lui ribatte: “Bravo, ma non è quella. La cosa più importante per un tecnico è sapere cosa vuole ogni suo giocatore”. A livello psicologico era fantastico. Non a caso faceva rendere tutti al massimo.
Il rimpianto più grande?
“Pur avendo giocato 30 partite con la maglia dell’Italia, mi mancano Europeo e Mondiale”.