Stop ai tafazzismi incontrollati, la Fiorentina non ha una rosa per tre competizioni. Una domanda: Amrabat è già a Barcellona?
“Sic transit gloria mundi”, dicevano i latini. “Dall’altare alla polvere”, diceva il Manzoni. “Dalle stelle alle stalle”, diceva… non lo sappiamo. Ma rende bene l’idea. La Fiorentina, dopo 14 risultati utili consecutivi (9 solo in campionato), dopo aver conquistato la semifinale in coppa Italia ed in Conference League, dopo aver inanellato vari clean sheet mostrando una ritrovata solidità difensiva, perde due partite, subisce sei gol, e subito si levano gli strali dei disfattisti. Anzi, dei tafazzisti. Avete presente Giacomo Poretti in “Mai dire gol”, vestito di calzamaglia nera e genitali ben pronunciati, che si martella (felice) gli stessi al ritmo di “Gam Gam Gam”? Ecco, trasponete quell’immagine sui tifosi viola, ed avrete il termometro dell’umore cittadino. Ma come? La Fiorentina in lotta su tre fronti, che non perde da due mesi, che vince e diverte, che sfoggia un Dodo’ straripante, un Cabral realizzatore, un Bonaventura leader tecnico, un Sottil ed un Castrovilli recuperati, che si appresta a cimentarsi nel record dei record di vincere due trofei nella stessa stagione, e voi prendete una bottiglia di plastica e vi percuotete là dove non batte il sole? Vi facciamo una confessione: ci è venuto in mente il principio dell’Isola dei famosi. Questa voglia (e soddisfazione) morbosa, latente in ognuno di noi, nel veder perdere e soffrire persone più ricche e famose. Privilegiate, insomma. I tifosi (alcuni di loro) che godono delle sconfitte dei calciatori e della società viola. Ed invece volete la verità? La Fiorentina non ha una rosa per reggere tre competizioni, allenatore compreso. Tutto qui. Ecco così spiegati gli alti e bassi che ci perseguitano da inizio stagione. La Fiorentina ha un solo portiere, innanzitutto. Poi ha un solo terzino destro. E ancora: ha tre difensori centrali (il quarto è Ranieri), due mediani, nessun regista, tanti esterni, alcune mezzeali, ma un solo centravanti (al netto di Jovic oramai perduto). E nessuno di loro è un campione, tanto meno un fuoriclasse. Ognuno, per dare il massimo deve stare al massimo, altrimenti si rischiano brutte figure. Come oggi, come quattro giorni fa. Ha, infine, un tecnico bravo, forse un predestinato, che (ahilui) affronta per la prima volta l’impegno europeo. La gestione delle tre partite in una settimana, addirittura nove nel mese di aprile. Che vogliamo dire? Che è difficile (per non dire impossibile) accettare la prova di Monza, perfetta per 20 minuti, orrida per i restanti 70, ma se vi soffermate un attimo capirete che questa squadra sta lottando al di sopra dei suoi mezzi, per regalarci un sogno, e per questo va sostenuta. Da qui a Praga, passando per Roma.
Però, c’è un però… Sofyan Amrabat. Assente nelle ultime due partite con Atalanta e Lech Poznan (causa una fantomatica lombalgia), rientra al Brianteo dove sbaglia lo sbagliabile, si fa ammonire, provoca un rigore che neppure negli amatori. Poiché sappiamo che il marocchino è già stato promesso sposo al Barcellona, ci chiediamo: non è che il buon Sofyan ha preso l’aereo per la Catalogna e ci ha lasciato il fratello scarso? Che tra l’altro esiste e gli fa anche da procuratore? Squadra avvisata…
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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