Quando la “provincia” sfornava campioni e vice-campioni del Mondo: Pedro Pasculli e Gustavo Dezotti

C’è stato un tempo in cui la nostra Serie A era il campionato più bello del Mondo: stadi pieni, squadre con presidenti munifici (ed altrettanto istrionici), i capitani delle nostre squadre che alzavano al cielo le coppe europee, campioni che andavano a giocare tanto nelle “provinciali” quanto nelle squadre di vertice, “piccole” che battevano le “grandi” facendo perdere loro scudetti o posizioni in classifica. Parliamo degli Ottanta e dei Novanta: calcio nostalgico, calcio di un tempo che fu e ricordato ancora oggi che siamo nel 2023 con grosso piacere dai tifosi, soprattutto quelli over 40.

Tra il 1980 ed il 1999 in Italia, sono arrivati calciatori stranieri davvero forti che hanno vestito anche le maglie delle cosiddette “piccole”, arrivando ad essere convocati dai loro Commissari tecnici per prendere parte, addirittura, ai Campionati del Mondo. Tra il Mondiale di Spagna ’82 e Francia ’98, sono stati convocati oltre 110 giocatori stranieri allora militati in Serie A. Di questi, diciassette hanno vinto un titolo mondiale ed in alcune occasioni i capitani che hanno alzato la Coppa del Mondo al cielo erano “italiani” (Maradona a Messico ’86, Matthaus a Italia ’90, Deschamps a Francia ’98, mentre Dunga, capitano del Brasile mondiale a Usa ’94, ha giocato in Italia tra il 1987 ed il 1993).

Tra le stelle che in quegli anni militavano in Serie A c’era il pibe de oro, Diego Armando Maradona. In Messico, il pibe de oro trascinò da solo l’albiceleste alla vittoria finale, mentre nel mondiale italiano ha contribuito all’eliminazione dell’Italia dal “nostro” Mondiale in semifinale, perdendo poi la finale contro la Germania in uno stadio “Olimpico” che ha goduto nel vederlo perdere e piangere.

Questo excursus storico-calcistico per dire che accanto a Maradona, in Messico e a Italia ’90, giocarono otto calciatori che in quel periodo militavano in Serie A.

Ma le fortune (e sfortune) “mondiali” di Maradona hanno dipeso da due giocatori che giocavano in due squadre “provinciali” che lottavano per il quart’ultimo ed il quint’ultimo posto in campionato, quelli che significavano la salvezza. Due squadre che hanno ancora oggi un grosso seguito di pubblico e i cui tifosi sono grati di avere avuto la possibilità di vedere giocare le loro squadre non solo in Serie A, ma anche di vedere due loro giocatori disputare un Mondiale. Stiamo parlando di Pedro Pablo Pasculli e Gustavo Abel Dezotti: il primo è ancora oggi un idolo nel Lecce, l’altro è altrettanto un mito per i tifosi della Cremonese.

Se il primo non ha giocato la finale dell’”Azteca” poiché in panchina, il secondo ha disputato la finale dell’”Olimpico” di Italia ’90 con la maglia numero 9, venendo anche espulso al minuto 87, due minuti dopo il vantaggio della Germania Ovest con Brehme. Tedeschi occidentali che vinsero il loro terzo alloro mondiale, Maradona in lacrime per la frustrazione. Quattro anni prima però

Pasculli alzava al cielo di Città del Messico quella coppa d’oro pesante sei chilogrammi e alta poco più di 36 centimetri, il sogno di ogni calciatore fin da quando è bambino.

Rispettivamente nati a Santa Fe nel 1960 e a Monte Buey nel 1964, Pasculli e Dezotti arrivarono in Italia rispettivamente da due squadre legate da un filo comune con Maradona: il primo proveniva dall’Argentinos Juniors, il secondo dal Newell’s Old Boys di Rosario, le due squadre che hanno aperto e (semi)chiuso la carriera dell’asso di Villa Fiorito.

Pasculli scrisse la storia del Lecce, mentre Dezotti, a dire il vero, arrivò prima alla Lazio dove fece veramente male (stagione 1988/1989) e dovette spostarsi a Nord di 500 km già la stagione successiva il suo arrivo alla Lazio per ritornare ad essere il calciatore che con la maglia del rojinegro aveva fatto vedere cose importanti, accettando l’offerta del presidente grigiorosso Luzzara di diventare un giocatore grigiorosso.

Fonte Foto: Leccezionale Salento

Pasculli arrivò in Salento dopo aver vinto il campionato nazionale con l’Argentinos Juniors ed i bichos (senza di lui) vinsero poi loro prima (e finora unica) Copa Libertadores e persero ai rigori la Coppa Intercontinentale contro la Juventus l’8 dicembre 1985, mentre Dezotti aveva contributo a far vincere al Newell’s il campionato argentino nella stagione 1987/1988, quella prima di arrivare in Italia.

I due attaccanti non erano mai state né a Lecce né a Cremona, anche se i nonni di Pasculli erano di origine pugliese. Successivamente i due giocatori scoprirono la capitale del barocco e la città di sant’Omobono.

Dal punto di vista “mondiale” però Maradona deve più a Pasculli che a Dezotti: se Pasculli non avesse segnato il gol della vittoria negli ottavi di finale di Messico ’86 contro l’Uruguay, magari l’Argentina sarebbe stata eliminata e Maradona non avrebbe potuto segnare i due gol più importanti della sua carriera all’Inghilterra nei quarti (la “mano de Dios” e il “gol del secolo”); se Dezotti non si fosse fatto espellere nella finale di Italia ’90 e avesse giocato meglio contro la stessa Germania occidentale, magari l’Argentina avrebbe bissato il successo messicano e Maradona sarebbe diventato il primo capitano a vincere due Mondiali di calcio consecutivi. Ma con i se e con i ma non si gioca a calcio, ma parliamo di due giocatori che, a modo loro, sono stati importanti (anche se schierati in campo poche volte) con la Nazionale del loro Paese.

Pasculli e Dezotti, che ai millennials diranno poco o niente, sono stati l’esempio più marcante di come anche in provincia potevano giocare calciatori di qualità. Grazie al loro contributo, il Lecce nella stagione 1992/1992 si classificò all’ottavo posto in classifica (best position del club ancora oggi), mentre, in grigiorosso, Dezotti portò la squadra lombarda fino alla decima posizione nella sua ultima stagione italiana (1993/1994) e contribuì a fare vincere alla squadra allora allenata da mister Gigi Simoni, la stagione precedente, la Coppa Anglo-italiana nientemeno che nel tempio calcistico di Wembley.

Pasculli è stato per tanti anni il top scorer straniero del Lecce e ancora oggi è ricordato con grande affetto e stima, mentre Dezotti, arrivato sotto il Torrazzo nella stagione che ha portato al Mondiale italiano tra lo scetticismo dello “Zini”, è diventato un attaccante molto temuto ed è diventato il trascinatore della squadra. Ed entrambi, per amore della maglia, hanno anche giocato in Serie B con le due loro squadre.

Dopo le esperienze leccesi e cremonesi, Pasculli e Dezotti hanno giocato tra Argentina, Giappone ed un altro campionato in Italia (Pasculli) e tra Messico, Argentina e Uruguay (Dezotti).

Sarebbe stato fantastico se entrambi avessero anche segnato il giorno della finale mondiale, entrando ancora di più nella storia di quanto già non lo fossero. Dea Eupalla non fu di quell’avviso anche se sarebbe stato fantastico se Dezotti o uno degli altri compagni di squadra avessero portato al successo l’Argentina, permettendo al “Dio del calcio”, Diego Maradona, di alzare un’altra volta la Coppa del Mondo. Cosa che invece non avvenne.

Articolo a cura di Simone Balocco

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