Editoriali

Dopo Vlahovic il nulla. Colpa degli attaccanti oppure del gioco di Italiano? Calma e gesso, siamo solo ad un terzo del campionato…

Vlahovic
Photo LiveMedia/Lisa Guglielmi Florence, Italy, December 11, 2021, italian soccer Serie A match ACF Fiorentina vs US Salernitana Image shows: Dusan Vlahovic (Fiorentina) LiveMedia – World Copyright

Di Stefano Borgi

Non è una frase nuova, noi stessi l’abbiamo usata più volte: “datemi un portiere che para ed un centravanti che segna ed ho già metà squadra”. Parola di Nereo Rocco, per tutti il “paron”. Archimede, parecchi anni prima, aveva detto: “datemi una leva e vi sollevero’ il mondo”, che più o meno ricalca il pensiero del famoso allenatore padovano. Ora… non arriveremo a trattare di massimi sistemi, ma il calcio (nonostante gli anni) non cambia e non è cambiato: ci vuole un portiere bravo, attento, reattivo e coraggioso, che non fa errori, quantomeno che ne faccia il meno possibile, ci vuole un centravanti bravo e coraggioso che ottimizzi il gran gioco della squadra. Ci vuole un Terracciano che vada di piede sul tiro di Miretti e lo pari, ci vuole un Beltran o uno N’Zola che salti più alto di tutti, e metta dentro uno dei mille cross piovuti dalle fasce. Oppure (forse più semplice) ci vuole un clone di Vlahovic che faccia,  e bene, tutte queste cose. Eh già perché, dopo la cessione di Vlahovic, il nulla: Piontek, Kouame, Cabral, Jovic, N’Zola e Beltran. In campionato (forse) arriviamo a 17 gol in sei, che poi sono le reti segnate dal serbo nell’ultimo girone d’andata in maglia viola. Altra domanda: la colpa è del centravanti o del gioco di Italiano? Fraseggi estenuanti, melina, giro e rigiro del pallone, fino al cross… inutile per una torre che non c’è. Non c’è un inserimento, una verticalizzazione, un tiro da fuori che crei una mischia, un rimpallo, su cui magari avventarsi e ribadire in gol. Ripetiamo: sono le punte che si devono adeguare al gioco di Italiano oppure il contrario? E poi l’alternanza, la rotazione continua tra uno o l’altro centravanti… una situazione che ha già esasperato (e rovinato) Jovic e Cabral l’anno scorso, che sta esasperando (dopo appena 11 partite di campionato e 5 di Conference) N’Zola e Beltran. Vecchi discorsi, fritti e rifritti, ma che non portano ad una soluzione. Che soprattutto, ed è la cosa peggiore, non vedono una volontà di risolvere il problema.

Però… c’è un però: lo abbiamo appena detto, la Fiorentina è (solo) alla 16esima partita della sua stagione. Stagione che, se mantiene le premesse della scorsa, può arrivare a più di 60 partite. 16 su 60 è meno di un terzo del percorso. Fateci caso, i viola sono alla terza sconfitta consecutiva e nonostante tutto sono settimi in campionato, in piena zona Europa League. Quindi… calma e gesso, il momento non è facile ma i margini di miglioramento, di squadra e allenatore, sono enormi. Evitiamo processi sommari e giudizi frettolosi. Importante sarà non perdere la voglia di giocare, di proporre, di sacrificarsi, di imporsi, tutte cose ammirate contro la Juventus. E non solo. Tutto il resto viene di conseguenza. O quasi tutto… 

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