L’ex arbitro Pasqua fa causa alla FIGC: “Arbitro? Più obblighi che diritti. Non siamo liberi professionisti”
E Fabrizio Pasqua, arbitro di serie A dal 2017 fino all’anno scorso, dalle parole è passato ai fatti, intentando una causa di lavoro alla federazione italiana giuoco calcio. Queste le sue parole sentito da Filippo Roma:
Inviato: Mi risulta che tu hai fatto una causa alla Federazione è così, ce lo puoi confermare?
Pasqua: È un atto pubblico quindi sì, non posso negarlo. Ritengo che il nostro contratto lavorativo, che è un Co.co.co., …non abbiamo nessuna, tra virgolette, tutela, ma soltanto obblighi.
Inviato: Tu lamenti il fatto che quello di arbitro è un lavoro dipendente camuffato?
Pasqua: Sì, diciamo che ci sono più obblighi che diritti, tra cui quello dell’allenamento, quello di fare le gare senza poter rifiutare, perché comunque il rifiuto non è una cosa ammessa e quindi è uno dei tanti motivi.
Inviato: Cioè, ci sono elementi che configurano un lavoro subordinato, rispetto degli orari, delle decisioni prese…?Pasqua: Assolutamente sì.
Inviato: Non è un lavoro da libero professionista. Questo intendi?
Pasqua: Se io sono obbligato a fare allenamento, ci sono delle presenze, se sono obbligato a farlo credo che non sia più libero professionista.
Inviato: E altri tipi di obblighi?
Pasqua: Quello dei raduni, a cui non potevi mancare. Quello di viaggiare, di prendere i voli che ci prendevano loro, di mangiare nello stesso posto, di dormire negli stessi luoghi.
La causa intentata da Fabrizio Pasqua potrebbe dare il via a una vera rivoluzione nel mondo del calcio, come spiega l’avvocato giuslavorista, Mario Miceli: “Se gli arbitri fossero configurati con un contratto di lavoro subordinato godrebbero di diversi benefici economici, cioè Tfr, ferie pagate, malattia, anche di contributi versati e quindi di una aspettativa di una pensione importante, di garanzie, soprattutto nel caso in cui il datore di lavoro lo volesse licenziare, anche con una misura economica. Gli arbitri attualmente non godono delle stesse garanzie, la loro dismissione è legata a una valutazione molto discrezionale, probabilmente non troppo trasparente”.
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