Analisi tattica

Roma-Verona: le transizioni di Tudor fanno male, Mourinho cambia nella ripresa. L’analisi

Roma in difficoltà per il pressing ultra-offensivo del Verona. I cambi con i due giovani cambiano il match

Roma-Verona

La Roma ed il Verona si sono affrontate nel ventiseiesimo turno di campionato di Serie A 2021/2022. I giallorossi arrivavano a questo scontro dopo un momento non facile, visti gli ultimi pareggi ottenuti contro Sassuolo e Genoa. Anche le prestazioni non sono risultate ottime e la Roma perciò, sta evidenziando parecchie difficoltà. Il Verona, d’altro canto, è giunto nella Capitale con la consapevolezza di poter ottenere un responso positivo. Gli scaligeri sono situati in una posizione di classifica molto buona e sono arrivati a disputare questo match dopo un sonoro 4-0 rifilato all’Udinese. Ci sono stati tutti i presupposti per poter assistere ad una partita molto intensa, dati anche i modelli di gioco caratterizzanti di entrambe le compagini.

Lo schieramento delle due squadre

Mourinho ha optato per un iniziale 5-3-2, con Rui Patricio a proteggere la porta. In difesa, il tecnico giallorosso ha scelto Vina e Maitland-Niles nei ruoli di quinti e Karsdorp, Smalling e Kumbulla per il terzetto centrale. Davanti a loro invece sono stati schierati: Oliveira, Cristante e Pellegrini. L’attacco è stato composto da Abraham e Afena-Gyan.

Il Verona risponde con il suo classico 3-4-2-1, con Montipò tra i pali. In difesa, Tudor ha dato fiducia al classico terzetto composto da: Casale, Gunter e Ceccherini. Faraoni e Lazovic hanno occupato i posti situati sulle fasce laterali, mentre Ilic e Tameze quelli di centrocampisti centrali. Barak e Caprari erano pronti ad invadere i due half-spaces e Simeone è stato posizionato come attaccante centrale.

La Roma non mostra unità di reparto e compattezza, soffre il pressing avversario

La squadra giallorossa ha tentato di costruire da dietro, rispettando i propri capisaldi di gioco. Ha cercato quindi di muovere la palla corta sin dal portiere, con i due difensori centrali abbastanza larghi fra di loro ed il play che prova a compiere una sorta di pendolo. Il compito di ‘’regista’’ veniva diviso fra Cristante ed Oliveira, mentre Pellegrini era quello che creava spazi e concedeva linee di passaggio in zona offensiva. Il Verona, però, ha piazzato una vera e propria trappola per poter disinnescare la costruzione semplice della Roma. La squadra di Tudor ha impostato sin da subito un pressing ultra-offensivo, pronta ad essere aggressiva anche su Rui Patricio (nel caso in cui ci fosse stato un passaggio arretrato), in tal modo da rendergli la vita non facile e fargli forzare alcune giocate. Simeone andava fisso, a uomo, su Smalling e Caprari che controllava Karsdorp. Così facendo, il portiere della Roma era obbligato a passare da Kumbulla. La cessione del pallone al difensore albanese fungeva da start per il sistema di pressing della squadra veronese. Proprio in questa situazione di gioco, il Verona ha mostrato delle cose interessanti. Appena Rui Patricio effettuava il passaggio verso Kumbulla, su di lui si alzava Barak in maniera aggressiva. Insieme al ceco, anche Faraoni andava su Vina, mentre Lazovic era quello che restava di più in copertura (forse per poter intercettare un possibile cambio di gioco sul lato debole).

Il play basso veniva preso in consegna, con una marcatura stretta, maggiormente da Tameze e qualche volta da Ilic. La squadra giallorossa non riusciva a giocare come voleva, in quanto veniva indirizzata dal Verona ed era costretta a fare il gioco degli scaligeri. Le difficoltà sono parse evidenti sin da inizio partita, poiché i reparti erano sfilacciati e molto distanti. La contromossa della Roma è stata quella di portare Afena-Gyan più vicino ad Abraham, cosicché avrebbe potuto creare un’associazione con l’attaccante inglese e cercare qualche combinazione negli spazi stretti. Infatti, la strategia della squadra di Mourinho è stata quella di giocare l’attacco diretto verso Abraham in maniera immediata, in modo da tagliare fuori tutto il sistema di marcature aggressive degli avversari. Non si è rivelata essere una mossa vincente e, anzi, è stata controproducente, perché il Verona poteva recuperare subito palla. Anche lo sviluppo della manovra giallorossa era tutto finalizzato a portare la sfera direttamente verso gli attaccanti. Quando la Roma riusciva a trovare i centrocampisti, questi ultimi difficilmente cercavano una combinazione complessa fra di loro. Infatti, essi giocavano di sponda e poi c’era un successivo attacco diretto per associarsi con Abraham e Afena-Gyan. I difensori del Verona sono sempre risultati attenti e non concedevano neanche un centimetro di spazio agli avversari. Anche se uno dei due terminali offensivi giallorossi riusciva a vincere il duello con il proprio marcatore, la Roma faticava ad accorciare in avanti per poter conquistare la seconda palla, o ricevere un appoggio arretrato. Per i giallorossi è risultato anche difficile poter fraseggiare nella trequarti avversaria.

I meccanismi del Verona e le transizioni positive degli scaligeri mettono in difficoltà la Roma

Il Verona, d’altro canto, riusciva a giocare in maniera più fluida e meno contratta. La costruzione degli scaligeri era più sciolta e la Roma faticava a spezzarla. I tre difensori si allargavano fra di loro, affinché la pressione della Roma (portata solo dai due attaccanti) potesse essere più dispersiva. Inoltre, essi non pensavano a svolgere un semplice giro-palla in attesa di trovare spazi. È bastato far abbassare Barak ad agire come play per mandare in tilt l’intero sistema di pressing dei giallorossi, in quanto il ceco poteva ricevere senza essere preso in consegna da una marcatura aggressiva.

Gli obiettivi del Verona in fase di costruzione erano: cercare Barak (posizionato come vertice alto del rombo 3+1), oppure trovare il quinto con un lancio lungo e giocare sull’attacco della seconda palla.

La Roma si è dimostrata essere molto fragile, poiché ha dovuto far fronte alle stesse difficoltà che aveva in fase di possesso. I giallorossi non erano in grado di essere uniti e tenere corti i vari reparti, ma questi problemi sono stati messi in evidenza grazie ad una grande prestazione del Verona. Una volta che Barak poteva ricevere la sfera, la smistava immediatamente verso Tameze che andava a posizionarsi fra le linee, oppure sull’esterno. Ilic si allargava ed il suo movimento sbloccava Faraoni, il quale poteva alzarsi quasi sulla stessa linea degli attaccanti. Infatti, lo sviluppo della manovra del Verona si svolgeva in maniera molto pulita, poiché la Roma veniva sempre presa in mezzo dai gialloblù tramite i loro triangoli di gioco sull’esterno. Da segnalare anche un grande lavoro di Simeone, che seppur non sia riuscito a trovare il gol, ha comunque giocato una buona partita. Il centravanti argentino, infatti, fissava la linea difensiva della Roma e la allungava. Ma è nelle transizioni positive che la squadra di Tudor ha trovato le sue migliori occasioni. Infatti, il secondo gol è arrivato dopo un recupero palla e successivo contropiede, con Simeone che è venuto incontro e ha portato il proprio marcatore in una zona alta di campo.

Dopo lo scarico, c’è stato subito Caprari che è andato a prendere la posizione lasciata dal sudamericano. Dopo una rapida combinazione, Ilic è riuscito ad imbucare per il trequartista italiano, che poi ha potuto crossare basso per Tameze. Il Verona cercava di muovere palla da destra a sinistra e viceversa, per poi garantirsi una linea di passaggio per imbucare uno dei due trequartisti. Gli scaligeri, spesso, potevano rifinire con i cross e ad attaccare l’area di rigore c’erano sempre almeno quattro giocatori. Questa è stata la principale differenza fra la squadra di casa e quella in trasferta.

La ripresa e le mosse di Mourinho

Il tecnico giallorosso ha cercato di rivoltare la partita, lasciando negli spogliatoi sia Vina che Oliveira ed inserendo al loro posto: Zalewski e Veretout. Oltre a questi cambi, Mourinho ha sistemato la sua squadra con il 3-4-1-2, con Pellegrini portato più alto. Evidentemente, l’allenatore voleva tentare il tutto per tutto e quindi affidarsi alla qualità del proprio capitano. La ripresa è cominciata sulla stessa falsariga del primo tempo, anche se stavolta la Roma si è dimostrata essere un po’ più fluida e poteva trovare linee di gioco che non riusciva ad avere nella prima frazione di gioco. Intorno al 60′, Tudor ha inserito: Depaoli al posto di Casale, Lasagna (che ha rilevato Simeone) e Bessa (che ha sostituito Caprari). Questi cambi hanno portato la sua squadra ad arretrare un po’ il baricentro e a voler consolidare il possesso, senza forzare la palla in avanti. I gialloblù avevano speso tantissimo a livello fisico nel primo tempo, perciò sono calati vistosamente verso la metà della seconda frazione di gioco. Mourinho ha approfittato della situazione per gettare nella mischia due calciatori provenienti dal settore giovanile: Bove e Volpato. Questa carta giocata dal tecnico giallorosso è risultata essere vincente, in quanto sono stati loro a siglare i due gol finali che hanno sancito il pareggio.

La Roma è, sicuramente, quella che esce più distrutta da questa partita. La squadra della capitale aveva un bisogno assoluto di portare a casa i tre punti, ma tutto il gruppo sta passando un momento di difficoltà e ora tocca a Mourinho cercare di svoltare questa situazione. Il Verona può essere sicuramente contento della prestazione e di aver strappato un punto importante in una trasferta complicata.

Analisi tecnico-tattica di Giuseppe Duca