Gazzetta: “Dall’sms della moglie, alla clausola su Euro2024: la verità sulle dimissioni di Mancini”

Fonte Foto: Profilo Instagram Mancini

Scrive La Gazzetta dello Sport, che la Nazionale sia un patrimonio del nostro Paese è cosa nota. Ma è proprio l’importanza che, dal punto di vista sportivo, sociale e culturale, hanno gli Azzurri a obbligare tutti alla massima chiarezza. E sulle discusse dimissioni di Roberto Mancini da commissario tecnico finora ce n’è stata poca.

Il tecnico di Jesi ha dato la sua versione dei fatti, facendo riferimento soprattutto alla mancanza di fiducia da parte della Federcalcio e del presidente Gabriele Gravina e al cambiamento in blocco del suo staff. Ma qualcosa non torna. Partiamo dall’SMS che l’8 agosto, quattro giorni prima della formalizzazione delle dimissioni, la moglie dell’ormai ex c.t. Silvia Fortini, avvocato che si occupa anche della carriera del marito, invia a Gravina. È un messaggio schietto, in cui viene sondato prima se il presidente sia in vacanza per non disturbare, ma che poi va al sodo, chiedendo – in nome della serenità di Mancini – di modificare il contratto eliminando la clausola risolutiva in caso di mancata qualificazione all’Europeo. La parola staff non compare (non c’è nemmeno nel foglio che l’allenatore ha scritto di suo pugno il 12 per ufficializzare le dimissioni), ci si limita a fare riferimento alle novità dell’ultimo mese, tra cui la nomina del c.t. a coordinatore unico delle Nazionali U21 e 20, scelta tra l’altro che difficilmente può essere vista come una mancanza di fiducia.

Fonte Foto: Profilo Instagram Mancini

Quello che invece viene scritto chiaramente è la clausola che prevede la rescissione del contratto del tecnico se non si andasse a Euro2024, questione che appare centrale per l’allenatore. Mancini stesso ha ammesso di averne chiesto la cancellazione con quel messaggio inviato dalla moglie, con l’obiettivo di poter lavorare più tranquillamente.

Viene da chiedersi però come mai un commissario tecnico, che nel caso specifico ha anche portato la Nazionale alla vittoria dell’ultimo torneo continentale, si preoccupi tanto e soprattutto adesso di una mancata qualificazione. Il timore è che alla base di una richiesta tanto importante da portare Mancini a queste improvvise dimissioni, ci possa essere stato anche il desiderio di tutelarsi – in particolare dal punto di vista economico – nel caso in cui l’avventura degli azzurri finisse ancor prima di cominciare. Certo, il fallimento Mondiale deve aver fatto parecchio male, ma allora Gravina aveva continuato a dare piena fiducia al suo c.t., adesso aveva deciso – senza farne segreto ma mettendolo nero su bianco – che se l’Italia avesse mancato un’altra volta l’obiettivo qualificazione, Mancini sarebbe stato sostituito. Togliere la clausola ora per il presidente non aveva senso, anche perché a brevissimo la Nazionale avrà un quadro più chiaro del suo cammino. Il 9 e il 12 settembre gli Azzurri sono chiamati infatti a un doppio test decisamente importante: la trasferta a Skopje contro la Macedonia e la sfida a San Siro con l’Ucraina. Chiunque sarà sulla panchina azzurra dovrà rimboccarsi la maniche per vincere perché la situazione lasciata dal Mancio non è comodissima e il cammino verso la Germania si potrebbe complicare parecchio.

Mancini, che con la Nazionale (dopo il rinnovo fino al 2026) guadagnava 3 milioni netti a stagione, sembra dunque non aver voluto rischiare di rimanere a mani vuote. Perché se da una parte c’era una qualificazione non proprio scontata che avrebbe potuto lasciarlo senza compensi o buonuscite, dall’altro c’è l’Arabia Saudita con un triennale da 40 milioni a stagione pronto. Cifre pazzesche con cui – se la trattativa andrà in porto – non avrà grandi difficoltà a pagare una penale. Il contratto che aveva firmato con la Federcalcio non prevede infatti clausole o cavilli che possano consentire al Mancini di liberarsi a zero, a dispetto tra l’altro di quanto detto due giorni fa da De Laurentiis che nel suo durissimo attacco a Gravina sosteneva che la Figc avesse “subìto a poche settimane da due gare molto importanti le dimissioni di Mancini” perché “mancano strumenti giuridici idonei a trattenere gli stessi determinando il rispetto dei contratti”. Ma se in un primo momento in via Allegri, anche per gratitudine per gli anni passati insieme, si era scelto di non procedere con azioni legali contro l’ex c.t., adesso l’ipotesi viene seriamente presa in considerazione. Se non altro perché, quando c’è di mezzo un patrimonio importante come la nostra Nazionale, è indispensabile fare chiarezza.

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