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Casini: “Stiamo valutando di far disputare un’intera giornata di campionato all’estero, ma ci sono pro e contro”

Lorenzo Casini, presidente di Lega Serie A, è intervenuto al Social Football Summit organizzato in quel di Riyadh in occasione della finale di Supercoppa italiana

Photo LiveMedia/Ettore Griffoni Trento, Italy, September 24, 2022, Events 2022 Festival dello Sport – Day 3 Image shows: Lorenzo Casini, President of Italian Lega Serie A LiveMedia – World Copyright

Lorenzo Casini, presidente di Lega Serie A, è intervenuto al Social Football Summit organizzato in quel di Riyadh in occasione della finale di Supercoppa italiana di questa sera tra Napoli e Inter: “Esportare questa competizione è un tentativo iniziato già negli anni ’90 con la prima partita a Washington. l’Arabia Saudita è diventato un Paese di riferimento, già diversi anni fa e guardando quello che il Paese sta facendo in prospettiva di Expo 2030 e dei Mondiali 2032 era un momento importante esserci”.

Il calcio nel Paese del calcio è uno slogan che funziona?
“Rende l’idea. Italia e Brasile sono due Paesi che definisco fonte di calcio. E quindi tendono a esportare calcio”.

Cosa chiedete al mercato arabo e cosa vi chiede il mondo arabo?

”Come Serie A, non chiediamo solo al mercato arabo. C’è la possibilità di creare visibilità e relazioni non solo commerciali ma che diventano diplomatiche. Il mercato arabo ci chiede quello che mi pare sia avvenuto: portare la tradizione, la notorietà e il talento del calcio italiano”.

Roberto Mancini anello di congiunzione?
“Sì, c’è un allenatore passato dall’Italia all’Arabia Saudita… Avere un profilo di quel tipo è un esempio e fa migliorare un sistema”.

Qual è il bilancio di questa Supercoppa in attesa della finale?
“Le società mi dicono che sono molto soddisfatte. Tenuto conto che era la prima volta che sperimentavamo questo format a final four, tutto si può migliorare però siamo soddisfatti di come è andata”.

Prospettive per il futuro della Supercoppa?
“La scelta fatta negli anni scorsi aveva una logica e in questo senso gli Stati Uniti potrebbero essere un luogo in cui avrebbe senso andare, pensando agli investimenti per i mondiali 2026. Poi c’è l’India dove non andremo a giocare a cricket, ma è un mondo nuovo e abbiamo avuto lì un campione come Del Piero che ci ha provato a giocare. In assemblea non ne abbiamo ancora parlato, ma non sottovaluterei anche l’Italia dove sperimentare dei luoghi in final four”.

Far disputare una giornata di campionato tutta all’estero è una cosa a cui state pensando?
“È una cosa che stiamo valutando, con pro e contro. Il primo, ovvio, è relativo ai tifosi che potrebbero perdere una giornata. Il luogo sarebbe da determinare. Tra l’altro al momento non sarebbe possibile senza autorizzazione di FIFA e UEFA”.

Le sta piacendo la Final Four?
“Sì, al di là del fatto che siamo arrivati alla stessa finale che ci sarebbe stata anche senza, dà la possibilità ad altre squadre di giocarsi un trofeo e dà spettacolo”.

Se le dico decreto crescita?

”Un errore dello Stato italiano nel non capire che questo contesto può aiutare il calcio e il Paese. Ora vediamo come va a finire, c’è da capire se si riesce a ottenere una modifica dal Parlamento. Nessuno immagina una modifica permanente, ma ci ha sorpresi che parliamo di un’agevolazione valevole per tutti i settori, modificata proprio per il calcio e per lo sport un anno e mezzo fa: ha funzionato come la modifica aveva chiesto e oggi viene cancellata. È stata una scelta controproducente”.

Come commenta i cori razzisti nei confronti di Maignan?
“È un tema molto serio. Come Serie A, abbiamo immediatamente condannato e lo facciamo perché, nella strategia di sostenibilità, la lotta contro il razzismo e contro qualsiasi forma di discriminazione è centrale. Vogliamo cancellare il razzismo dagli stadi entro il 2030: devo fare i complimenti all’arbitro Maresca e a Maignan per come ha reagito, portando all’attenzione massima quello che è avvenuto. Vorrei aggiungere, e mi sembra che non tutti l’abbiano detto, una cosa: non commentiamo l’errore di parlare di questo fenomeno solo ed esclusivamente se riferito al calcio. Il calcio non è un’isola. Se pensate alle raccomandazioni fatte all’Italia in merito alla dichiarazione del 1965 sulla discriminazione razziale, c’è un passaggio sullo sport in cui si chiede alle autorità italiane di aiutare a sviluppare sin dalla scuola una robusta consapevolezza del fenomeno per prevenire qualsiasi forma di comportamento razzista. Noi come Serie A facciamo e faremo sempre di più per impedire che chi commette questi atti si presenti di nuovo allo stadio. Ma non basta, bisogna fare di più, e questo di più non riguarda solo il calcio. È qualcosa che non solo non deve accadere, ma non deve neanche venire in mente. Lo stadio è lo specchio della società. Ripeto i complimenti a Maignan: in Bundesliga sono i tifosi che segnalano immediatamente chi si rende protagonista di questi comportamenti. In Italia siamo ancora lontani, ma immagino ci arriveremo”.

Fonte: Tuttomercatoweb.