Capello racconta Riva: “Aveva un problema, fino alle 4 di notte non dormiva. I fischi a Riad una coltellata”
Scrive TMW, l’allenatore Fabio Capello ha ricordato così ai microfoni di Sky Sport la figura di Gigi Riva, ex indimenticato attaccante e poi per tanti anni dirigente, scomparso ieri all’età di 79 anni:
“Comincerei dal ricordo che ho di quando avevo 16 anni e lui quasi diciotto. Ci trovammo a Coverciano per un provino, poi ci ritrovammo in Nazionale. E ogni estate lo vedevo a Grado, dove veniva a fare le sabbiature con i tanti problemi che aveva avuto. Un uomo sincero, una bandiera vera come se ne vedono poche, ma soprattutto un uomo che ha dedicato una vita a una regione (la Sardegna, ndr). Ha voluto viverci e dare tutto per quella terra, poi l’ha fatto anche per l’Italia. Gigi Riva era un uomo che aveva questi valori, valori che troppo spesso si perdono. Io ci ho giocato, era unico, aveva coraggio nonostante tutti gli infortuni. Ma soprattutto era semplice, era quella la cosa bella. La sua normalità, quello”, il primo ricordo di Capello.
Che poi aggiunge: “Ho avuto la fortuna di giocarci diverse partite in tutta la mia carriera. Nello spogliatoio dell’Italia c’erano due personaggi che parlavano poco, ma quando lo facevano le loro parole erano pesanti. Erano Gigi e Dino Zoff, due così sia dentro che fuori dal campo. Riva aveva un problema, che fino alle 4 di notte non riusciva a dormire e per quello lo lasciavano riposare fino a mezzogiorno. Tutti sapevano che era così… Eppure in campo era un combattente. Ho in mente un’immagine di fine allenamenti a Coverciano, quando Bearzot faceva crossare per i tiri di Riva, tutti rimanevamo a guardare impressionati come calciava. Giocarci era veramente facile. Era una punta, però preferiva partire da centrocampista, forse oggi sarebbe una prima punta, comunque”.
Capello conclude sui fischi dello stadio di Riad al momento del minuto di silenzio nella finale di Supercoppa: “Ci sono rimasto male, sentire quei fischi è stata una coltellata. Io ero a Dubai a vedere la partita, mi hanno detto che è una questione religiosa e che i morti non devono essere accompagnati dal silenzio. Così mi hanno detto, non so se sia vero… Un uomo come lui meritava gli applausi, tutto l’amore e la gioia che ha dato a tutti quanti. Coi gol ma soprattutto col comportamento”.