Tutto vero: una donna in Serie A maschile | Il presidente ha l’intesa con la ragazza

Illustrazione di un pallone di serie A (Lega Serie A)

Illustrazione di un pallone di serie A (Lega Serie A FOTO) - goalist.it

Il presidente ha trovato l’intesa con la ragazza e sembra tutto fatto, un affare capace di cambiare il mondo del calcio.

Il calcio è diviso in campionati maschili e femminili principalmente per ragioni fisiche e storiche. In passato, lo sport era riservato quasi esclusivamente agli uomini, e solo negli ultimi decenni il calcio femminile ha iniziato a ricevere l’attenzione che merita. Anche oggi, però, le competizioni restano separate per garantire un livello di gioco equo.

L Forza, velocità e resistenza possono variare tra i due generi, e per questo le federazioni preferiscono mantenere i campionati distinti. Ci sono stati esperimenti e casi isolati di donne che hanno giocato con squadre maschili, ma sono eccezioni.

Un caso famoso è quello di Ellen Fokkema, calciatrice olandese che ha ottenuto il permesso di giocare in una squadra maschile dilettantistica. Anche in altri sport, come il motorsport o il wrestling, le competizioni miste esistono, ma nel calcio rimangono un’eccezione piuttosto che la regola.

Nonostante ciò, il calcio femminile sta crescendo rapidamente, con campionati sempre più seguiti e un livello tecnico in continua evoluzione. Forse in futuro le regole cambieranno, ma per ora le competizioni restano separate, ognuna con la propria identità e il proprio pubblico.

Il visionario che amava stupire

Se c’era un presidente capace di far parlare di sé, quello era senza dubbio Luciano Gaucci. Per dieci anni alla guida del Perugia, ha alternato momenti di gloria a scelte quantomeno discutibili. Non era il classico dirigente di calcio, ma un personaggio che viveva il pallone come un continuo spettacolo, sempre alla ricerca di idee geniali, o folli, a seconda dei punti di vista. Tra le sue mosse più eclatanti c’è stata la decisione di tesserare il figlio di Gheddafi, una trovata che fece discutere più per il valore mediatico che per quello sportivo.

Ma la stagione 2003-2004 fu la sua ultima da presidente, e anche la più complicata. Il Perugia era in crisi, navigava nei bassifondi della classifica e le casse del club avevano bisogno di un’iniezione di liquidità. Come sempre, Gaucci cercava soluzioni fuori dagli schemi. E a dicembre, mentre la squadra lottava per non retrocedere, ebbe un’idea che lasciò tutti a bocca aperta: far giocare una donna nel campionato maschile.

Illustrazione di una calciatrice in azione (Pixabay FOTO) - goalist.it
Illustrazione di una calciatrice in azione (Pixabay FOTO) – goalist.it

Il sogno impossibile

Il nome su cui puntò fu quello di Brigit Prinz, all’epoca la miglior calciatrice del mondo. La giocatrice tedesca, inizialmente, si disse incuriosita dall’idea, anche se con qualche riserva. Dopotutto, sarebbe stata la prima donna a giocare in una squadra maschile di alto livello.

Ma il sogno si infranse prima ancora che il calciomercato invernale entrasse nel vivo. Le istituzioni calcistiche misero subito dei paletti, facendo capire che la cosa non sarebbe stata fattibile. E alla fine fu la stessa Prinz a tirarsi indietro: accettare quella sfida avrebbe potuto mettere a rischio la sua partecipazione ai Mondiali, un sacrificio troppo grande anche per un’avventura storica.