“Sei la rovina del calcio italiano”: il Presidente furibondo decide di NON PAGARGLI lo STIPENDIO

Illustrazione di uno stipendio negato (Pixabay FOTO) - goalist.it

Illustrazione di uno stipendio negato (Pixabay FOTO) - goalist.it

Questo giocatore ha deluso tutte le aspettative, e sono stati tanti i commenti negativi nei suoi confronti. Scopri cos’è successo.

Ogni tanto nel calcio scoppiano storie assurde, tipo presidenti che decidono di non pagare gli stipendi ai giocatori. Può succedere per tanti motivi: crisi economiche, debiti che si accumulano o anche scelte “di principio” dopo risultati disastrosi.

In teoria, il contratto è sacro: se firmi, devi pagare. Però in pratica, soprattutto nelle categorie minori o in club in difficoltà, capita che i soldi finiscano e i primi a farne le spese siano proprio i calciatori. Alcuni presidenti pensano di fare pressioni così, magari per far reagire la squadra.

Chiaramente è una scelta rischiosa: i giocatori possono fare causa, chiedere la rescissione del contratto e ottenere risarcimenti. Insomma, il rischio di peggiorare ancora di più la situazione è altissimo.

Alla fine, non pagare gli stipendi è quasi sempre un segno che qualcosa si è rotto, non solo nei conti ma anche nel rapporto tra società e squadra. E quando la fiducia si rompe, ricucire diventa davvero complicato.

Sogni, aspettative e sospetti

Quando nell’estate del 2000 il Perugia annunciò l’acquisto di Ahn Jung-Hwan, in tanti storsero il naso. Era uno di quegli affari un po’ strani che il club faceva spesso in quegli anni. Lui, però, arrivò pieno di entusiasmo dicendo di essere migliore di Nakata. Non proprio parole leggere. 

La vera bomba, però, scoppiò ai Mondiali del 2002. Ahn segnò il Golden Gol con cui la Corea del Sud eliminò l’Italia agli ottavi di finale. Apriti cielo! Polemiche infinite, accuse di arbitraggi scandalosi (chi si scorda Byron Moreno?) e rabbia a non finire. Il giorno dopo, il presidente del Perugia, Luciano Gaucci, sparò a zero dichiarando alla Gazzetta dello Sport: «Sei la rovina del calcio italiano». E aggiunse pure che non avrebbe mai più pagato lo stipendio a chi aveva osato “offendere” l’Italia. 

Ahn Jung-Hwan con la maglia del Perugia (Wikipedia FOTO) - goalist.it
Ahn Jung-Hwan con la maglia del Perugia (Wikipedia FOTO) – goalist.it

Il crollo del rapporto e il lento declino

La reazione fu una vera bufera. Gaucci raccontò che Ahn, quando era arrivato in Italia, non aveva un centesimo, e per di più si era “permesso” di segnare contro gli azzurri. Dopo tanto rumore, però, la società ci ripensò e provò persino a offrirgli il rinnovo. Ma Ahn, ormai offeso, rifiutò senza pensarci troppo.

Da lì in poi, la carriera europea di Ahn non fu proprio memorabile. Provò a restare in Europa, ma non trovò spazio: andò prima in Giappone (Shimizu S-Pulse e Yokohama Marinos), poi provò con il Metz in Francia, ma fu un flop. Tentò anche di allenarsi coi Blackburn Rovers in Inghilterra, senza fortuna, e poi si accasò al Duisburg in Germania, dove finì retrocedendo. Alla fine, rientrò in Corea del Sud, dove la sua avventura calcistica si chiuse senza più troppi clamori.