Zoff: “Da bambino ero ‘lo scemo del villaggio’. Balletto o simulazione? Mi fanno uscire di testa”
Dino Zoff, il portierone della Nazionale italiana oggi spegne 82 candeline. Ecco un estratto delle sue parole a L’Avvenire:
Da bambino volevi giocare a calcio e fare il portiere?
“Non so se volevo, lo facevo. Da bambino, ero lo “scemo del villaggio” perché da piccolissimo mi buttavo. I più grandi ne approfittavano per farmi tuffare, però allora non esistevano i sogni di dire: da grande farò o non farò Ai miei tempi non c’era ancora la televisione, si giocava e c’era il presente e il futuro era qualcosa di troppo lontano per pensare a cose tipo la Serie A. Non si poteva pensare così in alto”.
Rispetto e dignità, specie nei confronti dell’avversario, quanto contano oggi nel calcio?
“Fondamentali. Per esempio, a me capitava di non esultare mai oltre il limite e lo facevo solo per rispetto degli altri. Oggi invece uno fa gol, si fa un balletto, ben studiato prima e questo vuol dire che non c’è rispetto per l’avversario. Giusta l’esultanza, ma se mi fai un balletto davanti alla faccia allora posso darti anche un calcio nel sedere – sorride – . La simulazione poi è insopportabile. A volte capita il calciatore che si butta giù per guadagnarsi un rigore o un fallo. A me vedere certe scene mi fa uscire di testa!”
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