“Arbitrare il Napoli? No, basta”: furia dell’arbitro in radio I “E’ una scelta libera”

Illustrazione della tifoseria napoletana (LaPresse FOTO) - goalist.it

Illustrazione della tifoseria napoletana (LaPresse FOTO) - goalist.it

Quest’arbitro ha messo in chiaro la sua scelta, non vuole in nessun modo andare a Napoli. Cos’è successo di così grave?

Capita più spesso di quanto pensiamo che degli arbitri si rifiutino di dirigere certe partite. Non è una questione di capriccio, eh. A volte dietro ci sono motivi seri: condizioni di sicurezza non garantite, minacce, insulti o anche solo un ambiente troppo teso che li mette a disagio.

In alcuni casi, gli arbitri protestano contro decisioni che ritengono ingiuste da parte delle federazioni o contro episodi di violenza subiti da colleghi. È il loro modo per dire basta e chiedere rispetto, perché alla fine anche loro sono persone e non sacchi da boxe.

Certo, da fuori può sembrare strano vedere un arbitro che dice “io questa partita non la faccio”. Ma se ti metti nei loro panni, non è difficile capire che nessuno dovrebbe essere costretto a lavorare in un clima ostile o rischiare di farsi male solo per fischiare un rigore.

Alla fine, il calcio (come qualsiasi altro sport) dovrebbe essere divertimento, passione e rispetto. Se manca uno di questi ingredienti, non c’è niente di male a fermarsi e dire: “No, stavolta passo.”

Una decisione difficile da prendere

Marco Guida, arbitro internazionale, ha raccontato senza troppi giri di parole in diretta su Radio CRC una scelta che ha fatto parecchio rumore. Insieme al collega Fabio Maresca ha deciso di non arbitrare più il Napoli. Nessun limite imposto, nessun complotto: solo una decisione personale presa per tutelare la propria serenità.

Secondo Guida, infatti, non c’è alcun problema con i limiti territoriali in quanto può essere scelto qualsiasi arbitro, indipendentemente dalla residenza. È una scelta del tutto libera, precisa, proprio per evitare che si pensi a dietrologie strane. Lui ha rifiutato per motivi personali: Non vuole vivere con l’ansia di non poter passeggiare tranquillo solo per un rigore sbagliato.

Marco Guida in azione (Lapresse FOTO) - goalist.it
Marco Guida in azione (LaPresse FOTO) – goalist.it

Alcuni retroscena

Guida ha raccontato anche qualche retroscena personale, tipo che dopo alcuni errori arbitrali in passato non si sentiva al sicuro neanche per andare a fare la spesa o per una corsa al parco. Insomma, è una situazione delicata, dove purtroppo l’arbitro ancora subisce le conseguenze delle sue azioni. E le azioni violente contro di loro non mancano di certo, in tutte le categorie.

Non è facile vivere con la paura che un normale errore lavorativo possa trasformarsi in insulti o minacce nella vita di tutti i giorni. Ecco perché, pur avendo il pieno sostegno dell’AIA, ha preferito mettere davanti la sua tranquillità e quella della sua famiglia.